Lo rivelano i quotidiani Washington PostNew York Times, che hanno ripreso da proprie fonti la notizia sull’azione in fase di svolgimento da parte dei Centers for Disease Control and Prevention – Dipartimento di Stato per la Salute – di informazione dei funzionari statali per una distribuzione del vaccino al Coronavirus a partire dal prossimo novembre per i lavoratori maggiormente a rischio, quali gli operatori sanitari.

Il sentore di una mossa pre-elettorale

I cronisti del The Washington Post in particolare si soffermano sulle potenziali ricadute elettorali che la distribuzione di un eventuale vaccino possa sortire a qualche giorno dell’Election Day, fissato per il prossimo 3 novembre.

Al momento è in corso un dibattito sui rischi di una somministrazione di un antidoto in una fase prematura della sperimentazione, sebbene c’è chi spiega come una distribuzione già da novembre possa salvare migliaia di vite.

Una disponibilità limitata

I documenti in possesso del New York Times portano invece la questione sui tempi e sulle modalità di distribuzione del vaccino, se non dei vaccini a seconda delle case farmaceutiche impegnate nella sperimentazione.

“In riferimento ai documenti che l’agenzia ha inviato agli ufficiali sanitari pubblici – è l’appunto del quotidinao – due milioni di dosi del vaccino che C.D.C. ha classificato come di tipo A saranno disponibili alla fine di ottobre, tra i 10 ed i 20 milioni di dosi saranno probabilmente disponibili a novembre, e tra i 20 ed 30 milioni verso la fine di dicembre”.

Differentemente il “Vaccino di tipo B potrebbe avere 1 milione di dosi disponibili per ottobre, 10 milioni per novembre e 15 milioni di dosi per dicembre”.

Interrogandoci sui soggetti prioritariamente beneficiari di queste prime dosi, possiamo ripensare al contenuto di una conferenza tenuta sul finire di agosto 2020 dal Advisory Committe on Immunization Practices della C.D.C., il quale attraverso delle slides ponderava la possibilità di allocare le dosi iniziali del vaccino al personale sanitario, una popolazione che negli Stati Uniti è compresa tra 17 e 20 milioni di unità. Una popolazione che fa parte del più grande insieme degli “essential workers” tra i 60 e gli 80 milioni.

Corsa alla cura tra Washington e Mosca

Dunque, dopo la Russia che già nella prima metà di agosto aveva annunciato di aver sviluppato per prima un vaccino al Covid-19 a livello mondiale, con critiche sulla mera efficacia di un risultato che più che scientifico voleva mostrarsi con una valenza politica, arriva il rush finale per Washington che vive la questione pandemica alla vigilia delle elezioni presidenziali.

Quando a metà agosto, la Russia ha disteso la mano per lo sforzo di ricerca scientifico statunitense, un funzionario americano rimasto anonimo avrebbe riportato alla CNN: “Non è possibile che gli Stati Uniti provino questo (vaccino russo) sulle scimmie, figuriamoci sulle persone”.

Foto di Vincent Ghilione; fonte unsplash.com

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