La scelta di un interrail comporta una serie di decisioni da prendere, sospiri da tirare e orari da modellare a seconda delle esigenze. La possibilità di poter viaggiare sulle rotaie del Vecchio Continente senza quasi limiti – se non quelli imposti dalle prenotazioni o dagli inevitabili sovrapprezzi imposti dalla fretta – è uno dei miti covati dalla maggior parte dei giovani che desiderano viaggiare senza staccare i piedi dal suolo e potendo contemplare la pienezza dei paesaggi a disposizione.
Ed è in uno di questi tragitti ferroviari, più precisamente quello che parte da Praga e arriva fino a Berlino, che è possibile deliziarsi con scorci verdi di sottobosco e dolci colline marroni, mentre il percorso del treno segue il corso del cristallino fiume Vitava. Questa splendida cornice ambientale è il miglior compagno di viaggio in un giorno soleggiato, con il cielo azzurro a fare da sfondo ideale.

Praga 

La stazione di Holesovice, leggermente defilata dal centro storico di Praga e dal suo famoso Ponte Carlo, è nostalgica del passato di dominazione sovietica. Grigia, quadrata e chiusa in sé stessa, aiuta a lasciare più facilmente la bella capitale ceca, simbolo della compattezza delle strutture  metteleuropee, a metà tra il romanico e il gotico. L’arrivo previsto a Berlino è dopo oltre quattro ore, quindi un posto vicino al finestrino è d’obbligo per chiunque, come me, sa di non addormentarsi neanche un secondo e intende percorrere con gli occhi la distanza prevista. I dialoghi tra i compagni di viaggio sono corti e leggeri, in quanto è difficile alienarsi totalmente dallo spettacolo che offre il tragitto che verrà.

Spesso i nomi sono utili a ricordare concetti o luoghi ben precisi, ma a volta capita che anche l’ignoto vagare possa avere una carica enfatica importante senza essere associato ad alcun nome. È un po’ quello che si percepisce durante il placido scorrere delle rotaie del treno mentre si attraversa il nord della Repubblica Ceca. Una serie di fiumi, ruscelli e colline si susseguono nel catalogo naturale di questa ferrovia, che pian piano apre un varco verso la Germania scintillante di Dresda, le cui guglie dei palazzi si distinguono durante la breve sosta in stazione. La tentazione di scendere e conoscere una città che si è ripresa come poche dagli incessanti bombardamenti delle truppe alleate alla fine del secondo conflitto mondiale è forte, ma Berlino chiama prepotente ed evita che il programma prestabilito cambi.

La porta di Brandeburgo 
Il lento approssimarsi alla capitale tedesca è anche un passaggio di consegne tra il retaggio culturale di fattezze che richiamano il sovietico e le infrastrutture occidentali della rinata Berlino. L’arrivo a Hauptbahnhof, la stazione centrale, introduce alla gonfia e imponente realtà di quella che probabilmente è la città più multicolore del Vecchio Continente. A pochi km l’incontro con la storia, con quella Porta di Brandeburgo, simbolico monumento neoclassico che si trovava vicino da quel triste muro eretto dai sovietici nel 1961. Il 4 novembre 1989, iniziate le prime picconate di libertà per abbattere il muro, la Porta di Brandeburgo fu l’immagine della nuova Germania e anche della nuova Europa.

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