
È un best seller di fama mondiale e parla di economia. Bill Gates lo consiglia. La pubblicazione italiana consta di circa novecento pagine.
Tutti ne parlano. La Camera dei Deputati ha ospitato una presentazione dell’opera in questione. A livello globale gli esperti di marketing già parlano di “Piketty-mania”.
Stiamo palando dell’economista francese Thomas Piketty e del suo ultimo lavoro, Il capitale nel XXI secolo. Nella propria opera Piketty affronta problemi legati al crescente divario tra crescita economica e disuguaglianza sociale, con particolari riferimenti alla realtà americana. Il lavoro è oggi al centro del dibattito politico- economico americano. Alle soglie del 2014 il presidente americano, Obama, in un discorso pubblico sulla mobilità economica, combinata alle conseguenti problematiche legate alla disuguaglianza economica denunciava la limitata mobilità della propria economia e della propria società. L’idea del sogno americano era stata messa in discussione. Piketty offre, con il nuovo Capitale, reali spunti per una redistribuzione del reddito. Le domande che si pone lo studioso sono di un certo peso: il processo di accumulazione capitalistico conduce inevitabilmente ad una concentrazione della ricchezza in una manciata di mani, e conseguentemente ad una maggiore disuguaglianza?
Le forze della crescita, della concorrenza e del progresso tecnologico realmente conducono ad una maggiore armonia delle classi sociali? Con lo studio dell’evoluzione del reddito e della ricchezza quali lezioni derivare per il futuro?
Con tali domande l’autore ha creato inevitabilmente grandi aspettative. A domande da un milione di dollari si alternano risposte, anche queste, da un milione di dollari. La tesi di fondo, sulla quale si fonda l’intero impianto del volume, risponde ad una questione: all’interno di un sistema capitalistico, fondato sulla proprietà dei mezzi di produzione, è in atto un irreversibile moto destabilizzante dettato dal rendimento del capitale, per gli economisti il tasso di interesse. La remunerazione del capitale si può rivelare maggiore della reale crescita economica. Poiché lo stato delle cose resta tale, nel lungo periodo si assiste al fenomeno della disuguaglianza nella divisione della ricchezza. Cosa fare? Lo studioso propone di abbassare il rendimento sotto il livello di crescita, senza apportare massicce manovre con le quali si rischierebbe di strangolare la crescita. Piketty teorizza sul capitale un’imposta progressiva: al crescere della ricchezza la percentuale che il contribuente dovrà pagare allo Stato sarà proporzionalmente più alta. Tale misura faciliterebbe la limitazione della crescita illimitata delle disuguaglianza, che oggi lungo il sentiero del lungo periodo aumenta a ritmi insostenibili. Il nuovo Capitale rivive di una nuova luce romantica in un mondo globalizzato in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri dovrebbero essere messi nella condizione di diventare ricchi anch’essi.
DANILO CAPONE