All’uscita dallo studio ovale della Casa Bianca, il presidente Trump procede lungo il viale South Lown per parlare con i giornalisti – Washington D.C., 30 settembre 2020

Nella prima mattinata del 2 ottobre, attraverso un tweet Donald Trump non ha fatto segreto al mondo di essere risultato positivo al virus. E con lui la first lady, Melania.

“Questa notte, Flotus – l’account della consorte – ed io siamo risultati positivi al Covid-19. Inizieremo la nostra quarantena e le procedure di ricovero immediatamente. Supereremo questa faccenda INSIEME!”.

Ma che il virus non facesse differenza di casacche di partito e che potesse insinuarsi a qualsiasi livello ed entro qualsiasi ufficio della Casa Bianca, in un momento tanto delicato quale quello pre-elettorale, lo si poteva bene intuire da un precedente tweet del Tycoon, il quale aveva in parte posto ai propri followers l’annosa condizione che di lì a breve si sarebbe andata a creare.

“Spero che Hicks – Tom Hicks, consigliera e collaboratrice alla macchina comunicativa del presidente in vista delle elezioni del prossimo 3 novembre – la quale ha lavorato così duramente senza neanche concedersi un momento di pausa, è risultata positiva al Covid 19. Terribile! La First Lady ed io stiamo aspettando per i nostri risultati. Nel frattempo, cominceremo il nostro periodo di quarantena”.

Mentre il presidente soggiorna al Reed Medical Center nel Maryland, in vista di una pronta guarigione – oggi ha twittato “Sta andando bene, credo” – e con tutti gli impegni istituzionali in veste di presidente ed elettorali nei panni di candidato alla presidenza sospesi – probabilmente il secondo dibattito con lo sfidante democratico Joe Biden previsto per il 15 non avrà luogo – è lecito chiedersi come la democrazia americana continuerà nel proprio corso.

Nessuna trasmissione del potere

A nessun altro l’onere del comando: il presidente Donald Trump, affaticato e curato con il farmaco antivirale noto come Remdesivir, continua nel proprio ufficio da una sala del massimo ospedale militare americano. Neanche a parlarne di cedere il passo al vice Mike Pence.

“Il presidente è in carica”: con queste parole il direttore della comunicazione della Casa Bianca Alyssa Farah avrebbe confermato – come riportato alla CBC americana – come il presidente Trump non abbia intenzione di trasferire il potere a Pence, che risultato negativo ai test rimane comunque sotto osservazione.

In vista dell’election day

Il Washington Post ha preferito che un parere sull’evoluzione degli eventi in vista del 3 novembre fosse offerto da un esperto in materia, il professore di diritto costituzionale Richard Pildes presso l’Università di New York.

Un accademico che la facoltà di legge dell’ateneo presenta come “uno dei principali studiosi di diritto costituzionale della nazione ed uno specialista in questioni legali riguardanti la democrazia”. Dunque, quale migliore soggetto dal quale ottenere un responso su un’evoluzione degli eventi propizia o avversa, ovvero “cosa potrebbe accadere se un candidato alla presidenza si ritirasse o perisse” proprio nelle fasi conclusive della campagna.

Il professore ha spiegato che in caso di inabilità o morte del candidato sarebbe lo stesso partito dei Repubblicani a sostituire il candidato, proponendone un altro. Ma la facilità della risposta cozza inevitabilmente contro la prossimità dell’election-day. Potrebbe accadere infatti che il presidente, pur non potendo più governare per ragioni di salute compromesse, venga comunque eletto in mancanza di un sostituto candidato da parte del partito.

La legge nell’elezione di un candidato, divenuto incapace, diventa poi particolareggiata per singoli stati: qualora il partito agisse con vigore, proponendo un nuovo candidato, in alcuni stati dell’unione gli elettori sarebbero comunque costretti a votare per il candidato incapace.

In ultima analisi il professore, pur auspicando che il partito riesca a trovare un sostituto candidato, presenta la possibilità “che gli elettori non si mettano d’accordo su di un singolo candidato” in un tempo così breve, ed a quel punto sarà “la Camera che sceglierà il presidente tra i primi tre votati in quel collegio elettorale”.

Ovviamente, poiché questa è una situazione inedita che presenta questioni difficilmente risolvibili con innumerevoli spigolature legislative, è bene che tutti si augurino che il candidato Trump riesca a correre in questo rush finale verso il 3 novembre.

Foto di Tia Dufour, fonte The White House – Flickr.com

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