Da piccoli per andare a dormire chiedevamo ai nostri genitori di raccontarci una storia e quando cominciava il racconto, davamo il via al nostro viaggio di immedesimazione. Nel tempo, crescendo, a sostituire questo rito ci hanno pensato i media. La radio, la televisio- ne ed oggi anche i social media.
Oggi l’uomo, per quanto tecnologicamente avanzato, a quanto pare sogna ancora. L’effetto che scaturisce dall’ascolto di una poesia, la lettura di un racconto, la visione di un video è di tipo “immersivo”. Tutti noi ci immedesimiamo davanti ad una storia.
Quest’aspetto, volendo primitivo, rappresenta la leva di comunicazione che traina le no- stre azioni, le nostre attività quotidiane e le nostre affezioni.
COSA ACCADE QUANDO ASCOLTIAMO UNA STORIA?
Emozioni passate, sogni futuri, immagini di ciò che siamo e di ciò che vorremmo essere. Quanto più va a toccare sentimenti ed emozioni primitive, tanto più la storia è coinvol- gente e ci cattura. L’essere catturato da un così forte sentimento, fa si che si abbassino le difese e si amplifichi l’effetto specchio. Quanto più la storia ci rappresenta, tanto più ci riconosciamo in quel messaggio.
Con l’avvento della banda larga e della portabilità dell’accesso alla rete abbiamo assistito sempre più ad una ricerca di storie da parte dell’uomo. Apriamo Facebook per vedere la storia della nostra cerchia di amici, guardiamo video su youtube dall’inizio alla fine per dare un senso ad una storia, ci riconosciamo in ciò che vediamo, sorridiamo, ci emozio- niamo e condividiamo la nostra emozione.
CONDIVIDERE LA MIA EMOZIONE ED ESSERE GRADITO
Con l’aumentare dell’utenza attiva nelle reti digitali sociali ci ritroviamo ad essere anche noi stessi protagonisti di un racconto che – con una consapevolezza latente – amiamo pubblicare, promuovere per riscuotere consensi.
Da una parte il bisogno di ascoltare una storia, dall’altra il piacere di raccontarla. Qualche economista potrebbe affermare: “Wow! Un mercato perfetto!”
I big business del mondo digital stanno sempre più investendo proprio in funzione di questi modelli.
È il caso perfetto di Periscope, la nuova applicazione mobile di casa Twitter.
Periscope offre agli utenti la possibilità di trasmettere in diretta una ripresa realizzata con il proprio smartphone e ricevere in real time i feedback dai “followers” dell’account personale di Twitter.
Dopo aver installato l’app sul proprio smartphone e averla associata al proprio account Twitter, si può subito procedere alla registrazione di un filmato e condividere la propria storia con il proprio pubblico.
Avviare una diretta video è semplice, diventare protagonista di una storia lo è ancor di più. Molte critiche sono state avanzate per l’esponenziale crescita dei download in soli pochi mesi. Tante le persone che si sono schierate contro una così totale dipendenza da dispo- sitivo mobile sostenendo che il “web effimero” stesse “ammazzando l’iterazione sociale” e che la cultura del protagonismo stesse mortificando l’etica sociale, tante altre, inve- ce, sono sostenitrici di un modello comunicativo partecipativo che possa offrire a tutti la possibilità di poter comunicare, attraverso un proprio canale, la propria “esperienza pubblica”.
STORYTELLING DIGITALE O MANIA DI PROTAGONISMO?
Le nuove frontiere del web fungono da mere anticipazioni di una tendenza in ascesa e le molteplici applicazioni neonate traducono il desiderio di comunicare sempre più “uno a tanti”. Come al solito gli scenari sono rappresentati da uno spaccato di opinioni e da una splendida domanda: “Cos’è la comunicazione oggi?”.
CORRADO SORGE