Alta tensione tra le diplomazie di Atene e di Ankara, dopo che con un ordine delle ultime ventiquattro lo stato maggiore turco ha deciso per l’invio dalla base navale turca di Aksaz di fregate militari di accompagnamento ad un’imbarcazione da perlustrazione – Oruc Reis è il nome dell’imbarcazione – dei fondali dell’isola greca di Kastellorizo, lontana circa due miglia dalla terraferma turca: le indagini di matrice turca proseguiranno sino al 2 agosto.
Secondo quanto diramato dall’agenzia Afp, in controffensiva la Grecia avrebbe pertanto risposto con il posizionamento di navi militari in stato di allerta nell’Egeo meridionale.
Richiamate tutte le forze in licenza
Secondo quanto lamentato dalla Difesa greca, rimanendo alle sole prime ore del 21 luglio decine sarebbero stati i velivoli militari turchi sorpresi a sorvolare il complesso di isole di Strongyli e Megisti, in piena violazione dello spazio aereo di pertinenza ellenica.
Due eventi spiccano per importanza: durante la giornata Kostantinos Floros, il capo greco delle forze armate, abbandonando la celebrazione a Cipro dell’invasione turca risalente al 1974, era ritornato in patria per monitorare la situazione e, parimenti, mercoledì 22 luglio la marina militare greca ha optato per il richiamo delle forze in licenza.
La strategia di Erdogan
Dopo la conversione di Santa Sofia da monumento nazionale multiculturale in moschea, l’ultimo degli strappi con l’Occidente questa volta avviene sul campo dell’energia: al centro un precedente memorandum – una cosiddetta EEZ, “exclusive economic zone” – con il governo riconosciuto internazionalmente di Tripoli – a conduzione del presidente Fayez al-Sarraj – per esplorazioni da parte della Turkish Oil Company di uno spazio di mare tra Rodi e Creta, nel quale sarebbero comprese le acque territoriali di un paese esterno – la Grecia –, estraneo pertanto all’accordo turco-libico.
Ma Erdogan non pare curarsi dei cavilli in materia di diritto internazionale: “Non abbiamo bisogno del permesso di nessuno per le nostre navi e le nostre piattaforme di perforazione. Qualunque sia il diritto internazionale del mare e qualunque siano i nostri diritti nel Mediterraneo orientale – ha motivato il presidente turco – in questo contesto abbiamo preso le misure e continueremo in questo modo”.
Dello stesso avviso il vicepresidente turco Fuat Oktay, che già a maggio tuonava: “La Turchia e la Repubblica turca di Cipro del Nord non possono essere escluse dall’equazione energetica nella regione”.
Secondo il diritto internazionale, le acque territoriali di competenza del singolo paese possono estendersi tra le 6 e le 12 miglia: si spiega in questa maniera come i piani marittimi turchi possano infrangersi contro le pretese territoriali elleniche.
La questione diventa chiara quando sulla piattaforma continentale marina dell’isola di Kastellorizo – di pretese greche – la Turchia accampi diritti di avanscoperta. Rimandando dunque alle parole di circa un mese fa del ministro degli affari esteri turco, Mevlut Cavusoglu: “Le isole che sono lontane dalla terraferma principale e vicine alla Turchia non possono avere una piattaforma continentale”.
L’attenzione delle cancellerie su di un piccolo specchio d’acqua
Dalla propria, la Grecia ha un accordo con gli Stati Uniti per la costruzione di nuove basi militari: proprio il 21 luglio nel porto di Alexandroupolis hanno proceduto alle operazioni di sbarco 3mila militari a stelle e strisce per l’esercitazione Nato dal nome “Atlantic Resolve 2020”.
Tutto si svolge su di un piccolo specchio d’acqua e sulla porzione di terra circostante, proprio lì dove prossimamente sorgerà uno snodo del noto gasdotto Tap, un’opera infrastrutturale di collegamento energetico tra l’Asia e l’Europa.
Di ritorno da un bilaterale con il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas, l’omologo greco Nikos Dendias ha parlato esplicitamente di comportamento illegale e provocatorio da parte della Turchia, definendolo come una grave minaccia per il mantenimento di una situazione di pace tanto nel Mediterraneo quanto tra i paesi aderenti all’Alleanza atlantica.
Fonte foto kremlin.ru
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