Italia nel calcio tra le peggiori in Europa.

Il mappamondo del calcio globalizzato si è fermato sull’Italia.  Il movimento italiano, come sulla proprietà degli stadi e la cessione dei diritti televisivi, arriva nettamente in ritardo sui principali competitor europei. Dove i petroldollari degli sceicchi e una fetta degli immensi patrimoni dei milionari americani e russi hanno contribuito a scavare il canyon che separa la Serie A dalla Premier League, dalla Bundesliga, dal Paris Saint Germain e le due big spagnole, Real Madrid e Barcellona. Rafa Benitez, allenatore del Napoli, in una recente intervista al quotidiano spagnolo Marca, rifletteva sulle differenze organizzative tra il club partenopeo e il Valencia, sua ex squadra, sottolineando il lavoro che attende la società azzurra per raggiungere il livello degli spagnoli (non tra le potenze economiche della Liga), per esempio sulle strutture del centro d’allenamento. Una fotografia perfetta delle difficoltà italiane. Certificate dai numeri. Un sondaggio proposto in Germania dall’agenzia Euromericas Sport Marketing, qualche giorno fa, segnala che buona parte degli introiti del calcio europeo – oltre 33.5 mld nel 2013, + 19 mld rispetto alla stagione precedente – vengono dalla Premier League e dalla Bundesliga. Con il torneo tedesco che si candida a essere il più ricco nel 2014, per efficaci strategie di marketing, stadi pieni, diritti tv. Per ora, presente e futuro a breve termine è roba loro.
A noi tocca recuperare.

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