Salvini gongola, Renzi soffre un po’ di affanno, Berlusconi ha il respiro corto, Grillo tiene il colpo, Alfano ha l’acqua alla gola, Meloni mette la freccia per il sorpasso, a sinistra del Pd fiutano l’aria che tira. I sondaggi politici stanno ai risultati elettorali come le indiscrezioni sui trasferimenti dei giocatori al calciomercato vero e proprio: vanno cioè maneggiati con cura e hanno un certo margine di errore. Ma in attesa che la Terza Repubblica nasca davvero nella riforma dell’architettura costituzionale, la morfologia dei partiti italiani comincia a modificarsi su impulso dei nuovi umori dell’elettorato nostrano. Swg, Emg, Demos, Ixè per Agorà, Piepoli: tutti gli istituti di ricerca sono d’accordo nel fotografare uno slittamento dei consensi che premia pochi e mette in difficoltà molti.

Renzi e il Pd
La luna di miele tra il presidente del Consiglio e il Paese non è ancora finita, ma mostra la corda. Dopo il risultato monstre delle Europee (40,8 per cento di voti), i democrat scivolano in una forbice compresa tra il 36 e il 39 per cento. Ancora tantissimo, ma al di sotto della soglia per il premio di maggioranza ipotizzata nell’Italicum. La disaffezione al Pd è simmetrica a quella nel premier Renzi: la fiducia nel suo operato, stando alle rilevazioni dell’Atlante Politico di Demos, è calata dal 56 per cento dello scorso febbraio all’attuale 43.

Il boom della Lega
In attesa del voto per le Regionali della prossima primavera, è Matteo Salvini, europarlamentare e segretario del Carroccio, l’uomo forte del momento. Arrivato alla guida della Lega quando il partito era ridotto ai minimi termini, ha portato le camicie verdi a un lusinghiero 6,3 alle Europee. Impegnato a trasformare via Bellerio in un soggetto politico non più nordista e secessionista, ma di respiro nazionale ed euroscettico, nei sondaggi naviga intorno al 10 per cento e in alcuni casi si avvicina all’11.

M5s fermo al palo
Non si può parlare di crisi, o di declino, perché la riserva di credito degli italiani verso i pentastellati è ancora tanta. Ma qualcosa, nel meccanismo propulsivo del Movimento 5 stelle, si è inceppato. A quasi due anni dal 25,5 delle Politiche del 2013, il partito fondato da Beppe Grillo staziona tra il 19 e il 20 per cento. E’ ancora la seconda forza del Paese, ma c’è chi, a destra e a sinistra, gli sottrae consenso.

I dolori di Silvio
Mattatore della politica italiana per vent’anni, fondatore di un partito a lungo di governo, oggi Silvio Berlusconi (con la sua Forza Italia) soffre gli acciacchi del tempo. I sondaggi sono inclementi: gli azzurri arretrano tra il 14 e il 15 per cento dei voti, soglia al cui confronto il deludente 17 per cento delle Europee diventa un risultato lusinghiero.

La corsa degli outside
La fiducia personale in Maurizio Landini (28 per cento), l’attivismo degli scontenti Dem e la piccola (ma sensibile) ripresa di Sel (tra il 3 e il 4 per cento) danno aria al progetto “cosa rossa” a sinistra del Pd. Bene pure Fratelli d’Italia, che crescono (sopra il 3 per cento) con il leader Giorgia Meloni. Soffrono i centristi: Ncd di Angelino Alfano non si schioda dal 3,5-3,8 per cento.

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