La Silicon Valley comincia a parlare italiano.

Anche se spesso viene dimenticato, il nostro Paese ha dato i natali alla maggior parte delle innovazioni che hanno caratterizzato il mondo contemporaneo. È un elenco lunghissimo che porta, in tempi più recenti e solo per citarne alcuni, a Leonardo Chiariglione, padre dell’mp3, o a Mauro Sentinelli: con la sua idea della scheda telefonica ricaricabile ha portato il telefono cellulare, in origine uno strumento per pochi, a diventare l’oggetto più diffuso al mondo. Di questo stanno cominciando ad accorgersi in Silicon Valley, anche i grandi venture capital che guardano con sempre maggiore attenzione alle innovazioni provenienti dal bel paese. Ma non bisogna lasciare il paese per avere successo. Spesso è utile unire i vantaggi della Silicon Valley con quelli dell’Italia, non ultimo il fatto che da noi tecnici e ingegneri costano poco. Il primo a sviluppare questo modello è stato Fabrizio Capobianco con Funambol, attiva nel cloud computing per le compagnie telefoniche, che ha introdotto un modello virtuoso nel rapporto tra Italia e Silicon Valley. Ha sede in California, ma su un centinaio di dipendenti, 70 sono a Pavia. Un altro testimone di questo modello è Cosimo Palmisano di Decysion, che offre una soluzione di business intelligence in grado di accelerare la fase decisionale delle aziende. Decysion pochi mesi fa ha registrato il più grande finanziamento per un’italiana da parte di un fondo estero (22 milioni di dollari). L’azienda è nata a Latina e oggi ha uffici anche a Milano e Stamford, nel Connecticut.

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