Condividere: non solo tendenza.
In un passato non troppo lontano condividevamo emozioni, ricordi, attività. Gli stessi classici social network per anni sono stati teatro di pubblicazioni di foto ricordo, viaggi amorosi, matrimoni, nascite, eventi con amici lontani. Oggi lo scenario sta prendendo una forma diversa. L’atto di condividere si sta velocemente trasformando in un modello di business, una vera e propria risposta comunitaria ad un cambio paradigmatico. Possiamo dirlo: è cominciata l’era della “sharing economy”. Un’era che sta definendo una sostanziale rottura degli schemi, con la volontà di riaffermare una sfera di rapporti che rende le persone più ricche, consapevoli, aperte e disposte allo scambio reciproco. Portali come AirBnb, WimDu, CouchSurfing e Lyft sono solo alcuni di una lunga lista di siti che consentono di utilizzare nuovi schemi per trovare ospitalità e mezzi di trasporto a basso costo. Una visione superficiale su ciò che sta accadendo potrebbe portare a pensare che così tanti “case study” di successo siano semplicemente risultato di una tendenza o di servizi che “piacciono perché economicamente vantaggiosi”, ma probabilmente esiste una motivazione più profonda che definisce il cambiamento. Il sociologo Jeremy Rifkin, anni fa, preannunciò che l’economia dei consumi stesse transitando “dal possesso all’accesso” e pare che la sua visione si stia concretizzando nelle risposte dei mercati di oggi.