In Europa i salari minimi sono quantificati in base a due diversi criteri. Esiste il salario di sussistenza, quantificato in base al costo della vita, e il salario minimo medio, quantificato in base ai salari medi pagati nel Paese.
I salari minimi in Europa
I Paesi dell’Est Europa sono quelli con i salari minimi mensili più bassi (al primo posto la Bulgaria con meno di 300€ al mese, seguita la Lettonia e Romania che superano di poco i 400€). Cinque sono i Paesi del Sud Europa il cui salario minimo si aggira fra i 650 e i 1000€ al mese (in ordine crescente Grecia, Portogallo, Malta, Slovenia, Spagna). Nei rimanenti 6 Stati membri, invece, i salari minimi sono superiori ai 1450€ mensili (primo il Lussemburgo, con salari minimi di oltre 2000€, seguito da Irlanda, Olanda, Belgio, Germania e Francia).
L’Italia
L’Italia è uno dei 6 Paesi dell’UE (gli altri sono Danimarca, Svezia, Austria, Finlandia e Cipro) senza un salario minimo garantito, in riferimento ovviamente al diritto del lavoratore di ricevere un salario minimo, sotto il quale non è possibile scendere. Le norme a tutela del salario minimo vengono adottate con l’intento di combattere lo sfruttamento dei lavoratori contrattualmente meno tutelati, fra cui tipicamente i giovani.
L’art. 36 della Costituzione
Nel nostro Paese la protezione del salario minimo è affidata unicamente alle disposizioni contenute nei contratti collettivi di lavoro che però non si applicano alla totalità dei lavoratori. Tale asimmetria di tutele salta ancora di più all’occhio considerando che l’art. 36 della Costituzione stabilisce il diritto di ogni lavoratore “ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa”.
Un salario minimo adeguato
Di salario minimo si è tornati a parlare perché il 28 ottobre la Commissione ha adottato la tanto attesa proposta di ‘Direttiva per un salario minimo adeguato nell’Ue’. Ursula von der Leyen già a settembre aveva anticipato le intenzioni della Commissione, affermando che “la verità è che per troppe persone il lavoro non paga più”.
La crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19 ha ulteriormente accorciato i tempi e ha spinto la Commissione a muoversi concretamente per “assicurare che i lavoratori dell’Unione abbiano opportunità d’impiego e salari minimi adeguati” e supportare una ripresa economica sostenibile e inclusiva.