Il presidente della Repubblica autoproclamata dell’Artsakh – regione Nagorno-Karabakh del Caucaso – Arayik Harutyunyan in un briefing nel secondo giorno di combattimenti tra gli eserciti di Armenia ed Azebaijan

“L’Esercito della Difesa ha condotto una serie di brillanti operazioni in diversi settori della linea del fronte, riconquistando posizioni precedentemente perse e fissando nuovi progressi. Sono orgoglioso e grato alle nostre truppe per lo spirito combattivo e la prontezza dimostrati”.

Lo avrebbe affermato  il presidente Arayik Harutyunyan dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh nella regione caucasica del Nagorno-Karabakh nella mattinata del secondo giorno dalla ripresa di un conflitto ormai trentennale tra Armenia ed Azerbaijan, secondo quanto riferisce l’Armenian Unified Infocenter, gestito dal governo armeno al fine di servire informazioni affidabili e aggiornate durante le situazioni di emergenza.

Gli scontri e nel mezzo il gioco di alleanze tra Mosca e Yeravan, Ankara e Baku

“L’avversario – l’Azerbaijan – ha lanciato un attacco in direzione di Artsakh”. Iniziava in questa maniera, a mezzo di tweet dell’Armenian Unified Infocenter, la cronaca da parte delle autorità armene dell’escalation di violenza cominciata nella giornata di domenica. Una cronaca che di in ora in ora si arricchisce di tragici particolariparticolari – si parla di decine di morti e centinaia di feriti . Il presidente armeno Nikol Pashinyan più tardi ha affermato: “L’Azerbaijan ha lanciato un attacco aereo contro Artsakh. Insediamenti pacifici, tra i quali Stepanakert, sono stati attaccati. L’offensiva armena ha abbattutto 2 elicotteri e 3 UAV – aeromobili a pilotaggio remoto –, distrutto 3 carriarmati. Restiamo forti accanto al nostro esercito per proteggere la nostra patria dall’invasione azera”.

Ed in ora in ora, la cronaca armena portava il conto di abbattimenti, distruzioni, militari e civili feriti o uccisi; nonché smentite sulle informazioni derivanti dalle fonti nemiche sullo stato dell’escalation dell’aggressione militare.

Finché l’evoluzione della cronaca delle attività militari nell’area non è sfociata in considerazioni sul gioco delle alleanze internazionali. Si parla dapprima di “gruppi terroristici turchi” a sostegno delle forze militari azere. Poi la dichiarazione ufficiale del governo armeno a proposito delle ingerenze turche nel conflitto azero-armeno all’interno della regione dell’Artsakh: “La Turchia – si legge – che un secolo fa ha annientato il popolo dell’Armenia all’interno della propria patria storica e fino ad ora giustifica quel crimine, adesso sostiene l’Azerbaijan con tutti i mezzi possibili per compiere gli stessi genocidi nel Caucaso meridionale”.

L’appoggio militare turco all’alleato azero viene dapprima pubblicato dalle agenzie – tra tutte Reuters – per poi rimbalzare sull’Armenian Unifed Infocenter a proposito del ritrovamento di combattenti siriani provenienti da aree del paese sotto il controllo turco schierati sul bordo della regione caucasica da Ankara a fronte di una paga adeguata – 1,500 dollari al mese –.

In questo lunedì di guerra, l’ambasciatore armeno a Mosca avrebbe raccontato di operazioni turche di invio di 4mila mercenari dal nord della Siria in Azerbaijan. In tale contesto sono da menzionare le pressioni della diplomazia russa per un cessate il fuoco immediato.

La versione di Baku

Entrambe le parti in causa parlano del vicino come di primo vero aggressore. “Il nuovo atto di aggressione da parte dell’Armenia contro l’Azerbaijan – è il commento del ministero degli esteri azero di fronte all’esacerbazione dei rapporti nella giornata del 27 – rappresenta la continuazione delle provocazioni del bordo armeno, così come le dichiarazioni e le attività provocatorie da parte della leadership armena”.

Esercito della Difesa e Repubblica dell’Artsakh: cosa c’è da sapere

Con un comunicato apparto nella sezione “Leggi/Ordini” del sito ufficiale del presidente della repubblica caucasica, domenica 27 settembre “il presidente Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto con il quale annuncia la mobilitazione generale dell’intero territorio della repubblica di Artsakh”7

Nella realtà in questa porzione di territorio transfrontaliero tra l’Armenia e l’Azerbaijan uno stato di perenne mobilitazione è in corso a partire dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, quando formalmente il territorio entrava sotto l’ordinamento azero ma nella pratica la popolazione si dichiarava di appartenenza armena: pertanto nella situazione attuale esiste un’area dell’Azebaijan che a seguito di un referendum del 1991 – non riconosciuto dalle autorità di Baku – si è autoproclamata repubblica indipendente ed è sostenuta dal governo armeno.

Apprendiamo sempre dal sito della presidenza della repubblica: “Il referendum si è tenuto il 10 dicembre 1991 in una situazione di costante bombardamento degli insediamenti armeni da parte delle forze armate azere. L’82,2 percento degli elettori ha partecipato al referendum. La maggioranza degli elettori che non hanno partecipato al referendum erano abitanti degli insediamenti azeri. Le schede elettorali sono state pubblicate in lingua armena, azera e russa”.

Al referendum ha fatto poi seguito una sanguinosa guerra che tra il 1992 ed il 1994, costata 30mila vittime. Ma le tensioni nel tempo non si sono mai sopite ed il contenzioso territoriale non è mai stato superato.

La politica dei nomi

Perché l’utilizzo corretto delle parole può aiutare a comprendere l’evoluzione degli eventi. Il termine “Nagorno” sarebbe di derivazione russa, la cui traduzione potrebbe riferirsi all’aggettivo “montagnoso”. Per i russi sempre “Karabakh” corrisponderebbe alla terminologia azera di “giardino nero”. Infine, la popolazione armena chiama comunemente l’area in questione “Artsakh”, come da antica tradizione.

Fonte foto Government of Armenia

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