È stato presentato durante la mattinata di venerdì 3 luglio presso palazzo Montecitorio a Roma il rapporto annuale 2020 dell’Istat da parte del presidente dell’istituto di statistica Gian Carlo Blangiardo alla presenza del presidente della Camera Fico e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Un quadro eccezionalmente complesso
Introducendo alla trattazione complessiva, Blangiardo ha esordito precisando come lo shock economico e le conseguenze recessive a seguito della pandemia siano su scala globale con il commercio di beni che ha raggiunto il vero e proprio crollo in aprile.
All’interno di un quadro incerto, sull’Italia ancora prima dell’emergenza sanitaria gravava il rallentamento congiunturale del 2019: soltanto nel primo trimestre del 2020 secondo gli analisti dell’istituto il prodotto interno lordo ha subito un crollo del 5,3 percento conseguente a “inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività”.
Voglia di famiglia
L’istituto nel proprio rapporto sottolinea tuttavia come nell’incertezza delle avversità sociali e della contrazione economica, la famiglia – nella propria eterogeneità – abbia costituito un “rifugio sicuro per tanti ma non per tutti”.
Secondo gli scienziati la natalità sarebbe in costante calo, anche in seguito allo shock occupazionale – 426mila nuovi nati nel 2020 e 396mila nell’anno successivo – ma la voglia di avere figli , nonostante i dati sulla fecondità, rimane grande: nella fascia d’età compresa tra i 18 ed i 49 anni soltanto 500mila non conterebbero d’inserire nel proprio progetto familiare e di vita l’avvento di un figlio.
Il numero di figli desiderato
Con una fecondità in costante calo già a partite dal 2010, l’Istituto rileva come in maniera omogenea a livello territoriale gli Italiani desiderino avere un numero di figli pari a due – 46 percento -. Il 21,9 percento ne desidera 3 o forse più e soltanto il 5,5 percento ne desidera uno.
Foto di Aditya Romansa
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