A breve le riprese, tra i vicoli di Napoli, della commedia scritta, prodotta e diretta dalla napoletana Viviana Calò. Un film low cost, sostenuto anche attraverso il crowfunding, che sperimenta la collaborazione tra Napoli e Bogotà.

Siamo tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo. Il muro di Berlino è caduto destabilizzando il mondo interno, finora contrapposto tra est e ovest, tra comunismo e capitalismo. La libertà sembra coincidere con il concetto di libero mercato. Ma c’è un’isola che, seppure tra molte contraddizioni, ancora resiste al capitalismo.

Querido Fidel è ambientato in quest’arco temporale e, attraverso la storia della famiglia Tagliavini, dello scontro fra Emidio, che ha trasformato la sua casa in un piccolo laboratorio di socialismo reale, e suo figlio Ernesto, cultore del sogno americano, dipana una riflessione profonda su due sistemi di pensiero e di valore contrapposti, su due lontane visioni di concepire le relazioni tra gli uomini. Emidio intrattiene costanti rapporti epistolari con Fidel. Un bel giorno il leader maximo smette di rispondergli.

Così, mentre fuori sta finendo la guerra fredda, dentro le mura domestiche della famiglia Tagliavini e tra i colorati vicoli di Napoli si combatte una battaglia sugli ideali. 

«Il film non vuole parlare di Cuba – spiega Viviana Calò regista e produttrice napoletana, da due anni basata alle Isole Canarie – ma mettere a confronto due sistemi di vita».
«L’idea è nata un paio di anni fa – continua – ed è ispirata alle conversazioni che ascoltavo durante la mia infanzia tra gli adulti che frequentavano la casa dove vivevo. Si parlava di Cuba e del socialismo come modello di società possibile, quasi come un mito, e in me è sempre esistita la curiosità e la voglia di approfondire l’aspetto legato all’ideale».

Ed ecco che in Querido Fidel Cuba è un pretesto, perché il focus di questo originale lavoro è il contrasto tra l’illusione del protagonista e la realtà con cui è costretto a confrontarsi tutti i giorni. È lo spazio, sempre più risicato, che questo mondo dà al sogno confinandolo nei ranghi dell’irraggiungibile e bollando i sognatori come pazzi. Il gap ideologico e generazionale, incarnato dai due protagonisti maschili, è portato all’estremo, ad un livello quasi surreale, dove il grottesco, l’ironia, l’amarezza e la tenerezza si intrecciano e compiono il rito della commedia. E quale strumento migliore se non la commedia per parlare di cose assai serie come gli ideali?

Gianfelice Imparato, Francesca Imparato, Viviana Calò

A tessere la trama del film un cast tutto partenopeo, da Gianfelice Imparato (l’attore che ha raccolto l’eredità di Luca De Filippo), nel ruolo del vecchio sognatore Emidio, ad Alessandra Borgia, sua moglie Elena, che insieme a Francesca Imparato, nel film la nipotina Celia, danno man forte al protagonista in eterno dissidio con Marco Mario de Notaris, il figlio Ernesto. «Emidio è un personaggio molto tenero e dai grandi ideali, talmente grandi che fa fatica a stare al mondo – commenta Gianfelice Imparato – e io lo amo molto, ma al di là del personaggio mi ha convinto sin da subito l’intero progetto che manifesta il grande talento di Viviana Calò». Ma le vere protagoniste di questa storia surreale sono le donne, Elena e Celia, che da dietro le quinte – commenta l’attrice Alessandra Borgia – tengono insieme i pezzi, sostengo gli ideali. «Anche se – aggiunge – è riduttivo dire che Elena condivide le battaglie di Emidio, lei le dirige e fa in modo che creino armonia e benessere invece di dare luogo al conflitto». Accanto ai personaggi femminili ce n’è un’altro di tutto rispetto: Napoli. Una città atipica che, seppur soggetta alle regole della società contemporanea, mantiene i suoi vicoli in una sorta di bolla autonoma e creativa che lascia spazio e tempo per le differenze, le stranezze, i contrasti parossistici. Per i sognatori.

E sognatori lo sono anzitutto il gruppo di giovani produttori di Tele Aut che non solo hanno promosso la campagna di crowfunding, tutt’ora in corso e valida fino alla fine di febbraio, ma soprattutto ottenuto l’appoggio di Film Commision e il contributo della Regione Campania, oltre al prezioso sostegno della produzione colombiana Cayeye Films. L’incontro poi con la factory latino americana è in perfetta sintonia con i toni grotteschi del film: «Ero andata a Madrid – racconta la produttrice – per prendere parte alla mostra mercato del cinema e cercavo in tutti i modi di avvicinare, senza successo, il produttore della Cayeye Films. Un giorno entrai in bagno e appoggiai il progetto di Querido Fidel sul lavandino per usare più agilmente il servizio igienico. Quando andai a lavarmi le mani, mi trovai faccia a faccia con Armando Bolaño che guardava con interesse il mio script chiedendomi notizie più dettagliate. Da lì è nato l’asse Napoli-Bogotà». Come sempre le cose migliori arrivano nei momenti inaspettati. E allora attenderemo, non sappiamo ancora quando, con piacere Querido Fidel, un film che parla di sogni in un mondo che oggi sembra averi messi decisamente al bando.

 

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