In Italia ci sono 4,6 milioni di partite IVA. Anche per loro c’è la cassa integrazione.
ISCRO
Hanno scelto un nome complicato: Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa, ISCRO. E’ stata introdotta dalla legge di Bilancio 2021 come misura sperimentale. Ma si tratta di una misura semplice e attesa da tempo: un ammortizzatore sociale specificatamente previsto per i lavoratori autonomi. Una sorta di “cassa integrazione per le partite IVA”.
Chi può beneficiarne
L’indennità ha una validità di tre anni (2021-2023) e possono richiederla le partite IVA attive da almeno quattro anni che hanno prodotto, nell’anno precedente a quello in cui presentano domanda, un reddito da lavoro autonomo che sia la metà della media dei redditi da lavoro autonomo degli ultimi 3 anni. Insomma: se un lavoratore autonomo ha guadagnato nell’ultimo anno meno della metà di quanto era solito guadagnare nel triennio precedente, può presentare domanda. Resta comunque un tetto massimo a 8.145€ di reddito dichiarato.
I lavoratori, naturalmente, non devono essere pensionati o assicurati presso altre forme di previdenza obbligatoria, e non devono percepire il Reddito di Cittadinanza.
Come funziona
Se la domanda viene accettata, il lavoratore riceve ogni sei mesi il 25% dell’ultimo reddito certificato per non più di 800€ al mese e per non più di sei mesi: il massimo è quindi 4.800€ totali.
Si stima che nel 2021 potranno accedere a questa indennità circa 40mila lavoratori – quelli iscritti alla cosiddetta “Gestione Separata”. Nel 2021 tutti i lavoratori autonomi beneficeranno invece, comunque, dei contributi previdenziali azzerati.
Insomma, la misura è ancora sperimentale, ha una platea ristretta e una disponibilità limitata. Resta comunque un primo passo verso qualche forma di tutela per i lavoratori autonomi.