Una questione di orgoglio e di forma.
Daniela Santanchè
Donne al potere
Proclamata deputato della camera il 5 marzo 2013, Daniela Santanchè, detta “la pitonessa”, regina dei salotti politici televisivi, non vuol sentir parlare di quote rosa. Proprio così. E non perché non le stiano a cuore i problemi del gentil sesso. Anzi. È una questione di principio perché “è abbastanza offensivo arrivare in parlamento per una quota” e perché “è necessario combattere per le donne, affinché non ci sia più una donna lavoratrice che deve firmare le dimissioni in bianco se sceglie di avere un figlio…”.
Rosy Bindi
Prima di tutto le quote rosa
Presidente della commissione parlamentare antimafia e volto noto dei palazzi romani, la Bindi non nasconde il suo disappunto nei confronti del premier, in merito alla nuova legge elettorale approvata nel mese di Gennaio dal Senato, reo di non aver rispettato i patti sulla “norma antidiscriminatoria” tanto cara non solo alla parte DEM dell’emiciclo di Montecitorio. Il pensiero bindiano è equiparabile, nel contenuto, a quello della collega del Pdl: “Le donne difficilmente ricoprono posizioni apicali. Anzi, più la professione e sinonimo di potere, meno le donne incidono”, ma sostanzialmente si differenzia nella forma auspicando, di fatto, che venga presto varata una legge che permetta la presenza del 50% di donne al governo sostenendo che “se non ci sono le donne in parlamento non ci sono le leggi sulle donne. I paesi con legislazioni più avanzate sono quelli in cui da anni c’è una buona rappresentanza di donne”.