Con buona parte della popolazione mondiale confinata nelle abitazioni, emerge la realtà di una natura che inarrestabile conquista quegli spazi sui quali l’uomo accampava il predominio. Gli animali ritornano a ripopolare habitat umanizzati, i fiumi ed i mari ritornano a colori cristallini ed i cieli si tingono di un azzurro intenso.
In tale incredibile ridefinizione dell’influenza antropica sugli ecosistemi, anche delle api, di questi insetti necessari, si assiste al ritorno.
Secondo una ricerca condotta dal Centro per la Sicurezza alimentare dell’Università britannica di Reading, si stima che queste creature siano gli impollinatori di circa l’80 percento delle piante coltivate in Europa. In tale percentuale sono stati inclusi alberi da frutto, verdure e coltivazioni per la produzione di biocarburanti.
Il Centro ha calcolato come da sole le api contribuiscano con l’impollinazione alla produzione di un valore economico stimato in 120 miliardi di sterline ogni anno.
Aria meno inquinata, le api mangiano meglio
Come effetto al lockdown imposto dai governi nazionali alla maggior parte della popolazione umana sulla Terra, con buona parte dei veicoli di trasporto fermi i livelli d’inquinamento dell’aria hanno registrato un’innegebabile riduzione: scientificamente – come evidenziato già da uno studio del 2016 dai ricercatori americani Fuentas, Chen e Pratt dell’Università della Pennsylvania, Chamecky della Università della California e Roulston della Virginia – la minore presenza di fumi inquinanti permetterebbe una migliore possibilità di foraggiamento da parte degli insetti che reperiscono il cibo da piante dai profumi floreali non indeboliti.
Con riferimento a quanto riportato dalla BBC, il professore Mark Brown, che insegna ecologia evolutiva presso l’università londinese Royal Hallowey, si è espresso sulle modalità di reperimento del cibo da parte delle api: “In un mondo con un minore inquinamento dell’aria, le api potrebbero compiere viaggi nella ricerca di cibo più brevi e profittevoli. E questo potrebbe aiutarle anche a rimanere più giovani”.
Brown ha parlato inoltre delle condizioni nelle quali versano i bordi delle strade nel Regno Unito, “un habitat lussureggiante per le api, che contribuisce all’aumento della loro popolazione”.
Don’t mow let it grow
Lo scenario che giorno dopo giorno si concretizza ai bordi delle strade inglesi, almeno finché le restrizioni rimarranno vigenti, rimanda già a quanto auspicato dagli scienziati ed ecologisti che sostengono da anni il movimento “Non falciare. Lascia che cresca”, concentrato in origine sulla gestione dei bordi stradali e dei prati che vi crescono in prossimità all’interno di un’area compresa tra la Causeway Coast ed il Glens Borough Council in Irlanda del Nord, a beneficio della biodiversità.
Grazie al lockdown, secondo il professor Brown sarebbe giunto il momento per i municipi britannici di scoprire e coltivare gli enormi benefici economici e finanziari derivanti dalla prosperità delle api.
Un buon momento per le api, non per il miele
In un momento storico di restrizioni e strette sui viaggi, la vita si presenta più che mai difficile per gli apicoltori dediti alla produzione di miele. Al termine di marzo, con un comunicato apparso su Apimondia, l’Associazione internazionale dei raccoglitori di miele, il presidente Jeff Petis si rivolgeva in particolar modo al governo francese con un memorandum “Permettere i movimenti dei raccoglitori di miele e delle api durante la quarantena determinata dal Covid-19”.
Nel documento, Petis elencava i motivi per i quali agli operatori interessati il governo, ma più in generale i governi, avrebbero dovuto accordare la libera circolazione, sempre però in sicurezza: “Gli apicoltori dovrebbero poter visitare le proprie colonie per motivi legati alla manutenzione, per nutrire le api proprio come gli altri animali, per spostare le proprie api per l’impollinazione o la produzione di miele, per la raccolta di sciami di api”. E concludeva: “Queste attività sono vitali per l’apicoltura e l’agricoltura, e dovrebbero essere permesse anche durante le restrizioni imposte per il Covid-19”.
Il metodo di ricerca casalingo
Potrebbe risultare interessante considerare cosa stia accadendo nel Regno Unito, nel quale le ricerche scientifiche ufficiali sulla popolazione delle api ed i processi di impollinazione al momento continuano ad essere condotti anche grazie all’impegno dei singoli cittadini dalle proprie abitazioni.
Sebbene il Centro britannico per l’Ecologia e l’Idrologia abbia sospeso le indagini per il monitoraggio e la ricerca degli impollinatori su aree grandi un chilometro quadrato o in generale nei grandi spazi pubblici, i volontari possono effettuare i propri conteggi e contestualmente inviarli al Centro, limitandosi alle indagini dalle proprietà private come giardini, balconi e finestre.
Rimanendo affacciati alla finestra o alla ringhiera del proprio balcone di casa, il semplice cittadino può completare la scheda nota come “UK Pollinator Monitoring Scheme: Flower-Insect Timed Count”: bisognerà impegnare dieci minuti del proprio tempo a contare quanti insetti si vedono camminare o svolazzare su di una superficie con piante e fiori ed infine riportare il risultato dei propri avvistamenti sulla scheda presente sul sito del Biological Record Center.
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