Tanti sono gli ostacoli dei bambini rimasti senza madre a causa di un padre violento. Una legge prova a rimuoverli.

Li chiamano orfani speciali, un termine tecnico per indicare tutti quei bambini e quelle bambine che hanno vissuto l’esperienza più drammatica della vita: perdere la propria madre per mano, quasi sempre, del proprio padre e in una buona parte di casi essere stati anche spettatori dell’omicidio.

Un piccolo esercito silenzioso di 1600 minori, negli ultimi quindici anni, secondo lo studio ‘www.switch-off.eu’ condotto dalla professoressa Anna Baldry del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, di cui si fanno carico generalmente i familiari della vittima tra mille difficoltà, da quelle economiche a quelle psicologiche, con il rischio molto reale di aggiungere al danno la beffa, non solo delle leggi ma anche dei servizi di cura.

Grazie all’incessante lavoro di studio e denuncia dei Centri Antiviolenza e delle tante organizzazioni del terzo settore, da anni impegnate nella lotta alla violenza alle donne, quei 1600 bambini finora invisibili oggi sono diventati reali agli occhi dei legislatori che il primo marzo scorso hanno licenziato alla Camera, all’unanimità, il testo di legge n. 3772 “Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici”, una legge che – commenta la professoressa Baldry – “ è un segno di civiltà per tamponare i danni da quel che non si è riusciti a fare proteggendo le donne”.

 

Di seguito i punti salienti del testo normativo.

Assistenza legale con accesso gratuito al patrocinio. Indipendentemente dal reddito gli orfani speciali potranno essere assistiti gratuitamente per tutte le spese legali, sia in campo penale che civile e anche nei provvedimenti di esecuzione forzata;

Pensione di reversibilità ai figli delle vittime senza obbligo di restituzione, e riconoscimento del diritto al godimento dell’eredità.

Sequestro conservativo dei beni dell’indagato per assicurare agli orfani il risarcimento del danno: potranno essere congelati i beni del presunto omicida e sarà prevedibile l’obbligo in sede penale di riconoscere ai figli della vittima il 50% del risarcimento presunto già con la sentenza di primo grado;

Tutela anche per i maggiorenni che non siano economicamente autosufficienti;

Aumento delle pene per gli assassini. Si potrà arrivare al carcere a vita per il coniuge o convivente macchiatosi di omicidio. La reclusione andrà dai 24 ai 30 anni, invece, se prima del delitto era già avvenuto il divorzio o la cessazione dell’unione civile;

Cambio del cognome. Successivamente alla condanna in via definitiva la procedura per disfasi del cognome del genitore assassino sarà più veloce.

Quota di riserva. Gli orfani speciali potranno essere inseriti nelle quote riservate per l’assunzione di categorie protette.

Fondo di solidarietà per borse di studio e assistenza medico-psicologica. 2 milioni di euro l’anno per assistenza medico-psicologica degli orfani fino al pieno recupero psicologico, borse di studio e iniziative finalizzate al reinserimento lavorativo.

«Una legge molto importante» commenta Anna, figlia di Rosa, uccisa dal marito alla fine degli anni 80′. «Quando mia madre venne sparata – ricorda – avevo quindici anni e mio fratello Gianni solo quattro. Ci prese con sè una zia, che aveva sempre aiutato mia madre, fino a quado non divenni maggiorenne e potetti assumere la tutela di mio fratello e dopo non molto tempo mi sposai».

«Mia zia e mio zio, fratello di mia madre, si sobbarcarono di tutto. Sicuramente un sostegno economico e psicologico qualificato ci avrebbe molto aiuto, soprattutto a mio fratello che all’epoca era molto piccolo».

Proprio su questo punto, il sostegno psicologico, le organizzazioni no profit impegnate sul tema della violenza alle donne manifestano qualche perplessità: la presa in carico degli orfani speciali deve essere fatta da personale altamente qualificato. Dunque auspicano che una parte dei 2 milioni di euro previsti nel fondo possano essere destinati a strutture specializzate su questi temi.

«È un passaggio che andrebbe articolato meglio – rincara Gloria Soavi, psicoterapeuta e presidente del Coordinamento Italiano Servizi Maltrattamenti all’Infanzia – in quanto non solo vi è necessità di personale specializzato, ma assistiamo ad un depauperamento preoccupante dei servizi pubblici a causa dell’assenza di personale e di continui tagli di fondi».

«La cosa assurda – continua – è che l’assistenza psicologica è stata inserita, all’art. 24, nei nuovi livelli essenziali di assistenza e la tutela psicologica dei minori vittime di maltrattamento, facendo un discorso più ampio, rischia di diventare un cane che si morde la coda».

Per fortuna c’è ancora tempo perché il testo normativo possa essere migliorato, essendo ora al vaglio del Senato. Le organizzazioni di settore seguono con interesse l’iter legislativo e come sempre sono pronte a portare sul tavolo della politica gli interessi dei più deboli.

 

 

 

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