È ITALIANO IL TIPOGRAFO EROE A PARIGI

«Sono di Vaglio Basilicata» ha confermato ai microfoni del Tg1 l’uomo che è diventato per i giornali di tutto il mondo l’eroe di Parigi. D’altronde il suo cognome non lasciava molti dubbi: si chiama Michel Catalano ed è il titolare della tipografia che ha fatto da scenografia al blitz contro gli autori dell’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo.

Venerdì 9 gennaio non era un giorno qualsiasi in Francia e forse in nessuna parte del mondo, ma Michel Catalano, 50 anni, era normalmente al lavoro nella tipografia di cui è proprietario a Dammartin-en-Goele, a pochi chilometri da Parigi. Probabilmente avrà avuto un orecchio teso a seguire gli aggiornamenti sulla caccia all’uomo messa in atto della polizia.

Con l’altro orecchio, concentrato sul suo lavoro, sente, però, squillare il campanello e decide di andare ad aprire. Scendendo le scale, si accorge che due uomini stanno parlando con il capo dell’atelier. Dopo qualche altro gradino capisce che i due sono armati e intuisce cosa sta per accadere.

È lui il titolare della tipografia e sente su di sé la responsabilità dei propri collaboratori. Con sangue freddo ordina a Lilian, un grafico di soli 26 anni, di nascondersi e poi decide di andare personalmente incontro ai due uomini e sfidarli di persona. Non si sente un eroe, né vuole diventarlo: li affronta con sagace garbo. «È stato un momento incredibile, siamo andati nel mio studio e poi…» E poi Michel Catalano ha fatto ricorso alla sua italianità e a quella capacità che abbiamo solo noi italiani di essere ospitali perfino con l’ospite che meno gradiamo: per cortesia o per convenienza. «Gli ho offerto il caffè e abbiamo parlato».

Con lui i fratelli Kouachi non sono mai aggressivi, anzi gli suggeriscono addirittura di avvertire la Polizia, ma la situazione diventa nuovamente tesa quando arriva alla tipografia un fornitore. Catalano non si preoccupa per sé ma per l’incolumità di quell’uomo che, ignaro, avrebbe potuto da lì a poco trovarsi in un inferno terrestre. Così convince i due terroristi a lasciarlo andare via libero e, aprendogli la porta, fa in modo che egli non entri nemmeno all’interno dell’edificio.

È quando arrivano i primi agenti che il rapporto fra rapito e carcerieri diventa un susseguirsi di favori: gli stessi terroristi chiedono agli agenti di non sparare prima che Catalano trovasse riparo e, quando il fratello maggiore, Said, rimane ferito al collo, è proprio Catalano a passargli una benda per coprire la ferita e bloccare il sangue.

Poco dopo Cherif, il più giovane dei due terroristi, finalmente acconsente a farlo uscire e, non appena al sicuro, Catalano parla alla polizia anche di Lilian, sempre nascosto all’interno all’insaputa dei due fratelli. «Non mi sarei mai perdonato – dichiarerà poi il tipografo – se gli fosse successo qualcosa». Quando i reparti speciali irrompono e uccidono i Kouachi, Lilian può uscire dal suo nascondiglio, sano, salvo e consapevole che a salvargli la vita è stato proprio quel suo capo così italiano.

 

 

 

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