In vigore i primi cinque provvedimenti che entrano nel dettaglio della nuova legge sul no profit. Entro un anno il processo di cambiamento verrà completato.

 

Di una legge che riformasse il terzo settore se ne sentiva da tempo il bisogno visto che la filiera rappresenta oggi nel tessuto produttivo italiano il 6,4% delle unità economiche attive, con il 3,4% di dipendenti in essa impiegati. Nel maggio 2016, dopo tre anni di studio e consultazioni con i principali stakeholders, ha visto luce la legge n. 106 che rivoluziona il mondo del no profit.

Ma i veri banchi di prova, almeno per gli addetti i lavori, sono i decreti attuativi, ossia quelle norme che entrano nel dettaglio degli articoli della legge e la rendono più o meno bene applicabile, fermo restando il necessario rodaggio sul campo che ogni legge deve fare per essere poi eventualmente rimodulata.

I decreti attuativi, finora approvati, sono cinque. Se ne prevedono oltre trenta per portare a compimento l’intera riforma. NowMagazine ha approfondito l’argomento con Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore.

 

Partiamo dall’inizio: perché era necessaria questa riforma?

 

«Il Terzo settore è una realtà che ha forti radici nel tessuto italiano, molto vasta e di grande valore sia sociale che economico, ma prima della Legge delega di riforma si qualificava solo come categoria sociologica e non giuridica. Era quindi assolutamente necessario riconoscere, anche a livello legislativo, l’identità e il ruolo di tutti quegli enti – nel 2011 l’Istat ha censito oltre 300.000 enti no profit – che ogni giorno lavorano per la costruzione di una società più inclusiva e sostenibile. Finalmente, con la riforma, viene data una definizione precisa di Terzo settore, superando definitivamente la confusione circa la sua natura. Inoltre, si contribuisce a fare ordine nel complesso insieme di leggi proliferate negli ultimi anni sulle varie categorie di ETS».

claudia fiaschi

La legge introduce il Codice del Terzo Settore al cui interno è previsto il Registro Unico Nazionale. Cosa cambia con il Registro?

 

«Il Registro rappresenta uno strumento molto utile per migliorare la trasparenza e la conoscibilità del Terzo settore: ad esso, infatti, potranno iscriversi solo quegli enti che rispettano determinati criteri e obblighi di rendicontazione e di trasparenza, in modo tale che sarà agevole identificare e premiare il “buon Terzo settore”. Un’altra importante funzione del Registro è quella di superare l’attuale frammentazione degli oltre 300 registri esistenti sul territorio nazionale, e ci auguriamo che si giunga effettivamente a questo risultato».

 

 

Quali altri miglioramenti, rispetto al passato, porta il Codice come meglio specificato nei decreti attuativi?

 

«Sono diversi gli aspetti positivi: tra questi, il fatto che venga riconosciuta la funzione sociale degli Enti di Terzo settore, l’introduzione del bilancio sociale – insieme ad altri strumenti – per migliorarne la trasparenza, il riordino dei Centri di Servizio per il Volontariato, la semplificazione fiscale e il sostegno a organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni per progetti e iniziative. Si introducono, inoltre, strumenti finanziari innovativi come i titoli di solidarietà e i social bonus. Naturalmente i decreti attuativi che dovranno essere adottati nei prossimi mesi saranno fondamentali per determinare l’effettiva portata di tutte queste novità».

centro di servizio per il volontariato

Si è intervenuti anche sul 5Xmille. In concreto che benefici porterà questa modifica?

 

«Innanzitutto con le nuove norme si accelerano le procedure per l’erogazione dei contributi: le organizzazioni attendono, ad oggi, oltre 2 anni per riceverli. Viene poi favorita l’identificazione dei soggetti meritevoli, semplificata l’iscrizione all’elenco dei beneficiari e introdotto l’obbligo di rendiconto, per favorire e valorizzare la trasparenza del Terzo settore. Un altro aspetto positivo è il miglior equilibrio – sebbene crediamo ci siano margini per fare anche meglio – tra gli enti più grandi, che hanno maggiori capacità organizzative e promozionali, e quelli più piccoli, grazie alla conferma del divieto, per gli ETS, di utilizzare le somme percepite per le spese di pubblicità sul 5 per 1000».

 

Un intervento è stato previsto anche sulle reti associative. In cosa consiste e quali benefici apporta al terzo settore?

 

«Con la riforma, le reti ottengono per la prima volta pieno riconoscimento. Inoltre sono previste misure per sostenerle e per attribuire a quelle più strutturate funzioni di monitoraggio e autocontrollo, contribuendo quindi a rendere più “responsabile” il Terzo settore e a prevenire fenomeni di cattiva gestione delle attività».

 

Mentre per gli aspetti fiscali cosa vi aspettate che venga scritto nei decreti attuativi ancora da emanare?

 

«Ci aspettiamo soprattutto dei chiarimenti rispetto alle tempistiche della normativa: la riforma è molto ampia e complessa, e prevede entrate in vigore diverse per le parti di cui si compone. Maggiori spiegazioni sono quindi essenziali per fare chiarezza in questo quadro».

giuliano poletti

Quanto con la riforma si riuscirà a prevenire e debellare il fenomeno delle cooperative sociali che speculano sul disagio, commettendo reati, come è successo a Roma con Buzzi?

 

«La riforma prevede delle buone misure per migliorare l’accountability e la trasparenza del Terzo settore, ma siamo consapevoli che non basta una legge per eliminare o prevenire fenomeni di questo tipo: è necessario promuovere la cultura della legalità, giorno dopo giorno, e fare formazione. C’è bisogno di investire in modo intenzionale sull’etica delle organizzazioni, che è strettamente legata all’etica delle persone che le guidano, consapevoli che le azioni illegali di alcuni mettono in ombra la correttezza dell’agire quotidiano dell’intero sistema. Questo vale per il Terzo settore e anche per la Pubblica Amministrazione e le Istituzioni. Come Forum abbiamo intrapreso un percorso per la definizione di un Codice di Qualità e Autocontrollo, che verrà sottoscritto dai soci del Forum: un primo passo per prendersi insieme degli impegni sulla strada della qualità».

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