Anche quest’anno si è rinnovata la corsa all’acquisto nell’ultimo venerdì di novembre: una smania che dagli Stati Uniti ha trovato terreno fertile anche da noi, nel Belpaese, nell’aleatoria opportunità di acquisto di qualcosa che altrimenti avremmo pagato ad un prezzo maggiore. Dunque, lo sconto che genera a sua volta fame.

A proposito di questo italianizzato “venerdì nero”, secondo una statistica elaborata dall’Osservatorio Compass, facente parte del gruppo Mediobanca, a fronte del 42 percento degli Italiani che dice di voler acquistare all’interno dei negozi fisici, l’84 invece – dunque il doppio – si dice convinto di optare per la trafila online.

Il Black Friday quando diventa difficile spostarsi

La pandemia ha soltanto incentivato gli acquisti attraverso una manciata di click. Ma il trend dell’acquisto facile e immediato, e di uno spedizioniere che ci consegna l’oggetto direttamente al nostro domicilio dopo qualche giorno, si presenta secondo una crescita consolidata ormai da diversi anni.

Qual è allora il timore: che il vortice degli acquisti spazzi via la concorrenza dei negozi al dettaglio che, oggettivamente, dispongono di un’offerta di servizi inferiore rispetto alle più strutturate aziende che dell’e-commerce hanno fatto il proprio core-business.

Prime gli Italiani: perché boicottare non serve

Le battaglie ideologiche sulle conseguenze che si credono nefaste per il commercio, almeno come lo intendevamo fino a qualche anno fa, cozzano con una realtà che non pare peso alle dichiarazioni di leader politici che della parola Made in Italy sembrano essersi riempiti la bocca, di un boccone senza alcun sapore.

Qui ancora una volta si tratta di una questione di opportunità all’interno di una società che cambia e modifica i propri bisogni. Ci sarebbe tutta un’altra discussione se si ragionasse su di un modello che accorciando le distanze spaziali e sociali al tempo stesso non avvilisse le aziende italiane, bensì le tutelasse.

Bisognerà adattarsi ai tempi che viviamo all’interno però di un mercato libero ma regolamentato che dovrà tutelare gli interessi di tutti gli attori. D’altro canto si rischia un oligopolio, se non un monopolio, e tale condizione ne può determinare delle altre ancor più dannose e mortifere.

Foto di Lucrezia Carmelos; fonte unsplash.com

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