Un palazzo storico qui, un complesso monumentale lì. Una sede dopo l’altra, l’Università Telematica Pegaso ha confermato la propria presenza e disponibilità nei confronti dello studente, raggiungendo tanto il nord quanto il sud della Penisola, dando vita ad una rete che per autorevolezza e capillarità non ha pari. Poste solide basi in terra patria, il destriero alato ha dimostrato di non temere distanze o confini, tanto da essere ora pronto a spiccare l’ennesimo coraggioso e lungimirante volo, con destinazione il resto del globo. All’indomani dell’internazionalizzazione della prima Università Telematica italiana, un punto di vista quanto mai autorevole giunge da Elio Pariota, Direttore Generale dell’Ateneo, già giornalista economico-finanziario presso il Mattino.

Direttore, quali sono i Paesi presi attualmente presi in considerazione per l’operazione?

Principalmente i seguenti: Italia, Turchia, Malta, Russia, Bulgaria, Stati Uniti, Cina, Brasile, Argentina e India.

Quali i vantaggi di aprirsi allo scenario internazionale? E quali le aspettative?

Il vantaggio è quello di creare una vera Global University in ogni angolo del Pianeta, nonché estendere e consolidare il network internazionale di Pegaso. Consideri che il mercato di una università telematica è di massa e non di target, è planetario e non domestico. E poi l’idea è quella di consentire a ciascuno studente di utilizzare il proprio titolo accademico in ogni continente.

A chi si rivolge in special modo l’internazionalizzazione Pegaso?

A tutti coloro che vogliono avere un appeal in termini di riconoscimento del titolo di studio, ovunque essi siano.

In ballo ci sono l’Università italiana, quella dei Paesi che ospiteranno l’ateneo alato, ed il metodo Pegaso, un’altra realtà ancora. Come si combineranno i tre elementi?

Credo che potranno coesistere senza problemi. A dirla tutta sono convinto che la nostra metodologia – almeno come noi l’abbiamo implementata in maniera davvero unica – porterà dei benefici in quei Paesi dove l’ambiente e-learning è ancora agli albori, ma anche in quelli dove vi è una tradizione consolidata di somministrazione di contenuti didattici a distanza. E sa perché? Perché il nostro modello è difficilmente replicabile, non è standardizzato ed è fortemente adattivo. In più ha il vantaggio – contrariamente a ciò che si vuol far credere – di essere complementare e non alternativo al modello di apprendimento tradizionale così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi.

 

Qual è il suo personale punto di vista in merito a quest’opportunità?

La sfida globale ha imposto regole nuove. Gli attori – siano essi atenei , imprese, ordini professionali, addirittura Stati – non possono giocare da soli una partita così complessa. Occorre fare Rete. Il reticolo è la chiave per sopravvivere in uno scenario di questo tipo. Il reticolo va realizzato a livello locale, nazionale e sovranazionale. E tutte le forze socioeconomiche, nessuna esclusa, devono convergere in questa direzione. L’Università ha un ruolo cruciale nell’indirizzare questa tendenza perché essa è tradizionalmente il collettore dell’intellighenzia. L’Università telematica può fare ancora di più, perché dalla sua parte ha l’agilità decisionale e l’impalcatura tecnologica. Pegaso ha avuto il merito di saldare queste due componenti ad una pregevole qualità accademica. I risultati raggiunti sono lo specchio di questa felice scelta.

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