La notizia sta rimbalzando per la rete e la contentezza è tanta. Ma c’è anche chi, stranito, si domanda perché l’Italia abbia rischiato di finire fuori dalle Olimpiadi di Tokyo 2020(21). Facciamo quindi un passo indietro per scoprire le vicissitudini che ci hanno portati, è il caso di dirlo, sul filo del rasoio.

Antefatti

Il problema risale alla riforma dello sport voluto dal governo Lega-M5S che, tra le altre cose, aveva sancito la perdita di autonomia del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) rispetto allo Stato. Peccato che, come viene esplicitamente chiarito nella Carta Olimpica, l’autonomia di un organo come quello del Coni è caratteristica indispensabile per la partecipazione di Giochi Olimpici. A poco sono valsi gli appelli per risolvere il problema quanto prima. La caduta del precedente governo e la situazione pandemica sembravano aver fatto finire nel fondo delle “cose da fare” la restituzione dell’autonomia al CONI. Qualche giorno fa il campanello d’allarme: avevamo tempo solo fino a mercoledì, alle 17:30, per poter risolvere la situazione ed avere così la possibilità di partecipare ai giochi. Sembrava però esserci ben poco da fare: si parlava addirittura di partecipare ai giochi senza inno e senza bandiera.

Il decreto Salva Olimpiadi

L’ultimo atto del governo Conte, poco prima delle sue dimissioni, è stato proprio il lancio del decreto che ha salvato le sorti dell’Italia per le Olimpiadi. Nel decreto sono infatti contenute le norme che sanciscono l’autonomia del CONI. Così facendo non solo saremo presenti alle Olimpiadi, ma potremo indossare i nostri colori e cantare l’Inno di Mameli. Certo, ci sono ancora dei dubbi se effettivamente i Giochi Olimpici potranno tenersi quest’anno (dopo lo slittamento dal 2020), dal 23 luglio all’8 agosto come da programma. Qualsiasi siano le sue sorti, comunque, l’Italia non mancherà di essere rappresentata dai nostri atleti.

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