Una scommessa europea che non abbiamo accettato.

Il Consiglio Europeo, nella sessione straordinaria del marzo 2000 a Lisbona, aveva concordato un nuovo obiettivo strategico per l’Unione per il decennio (2000-2010) al fine di sostenere l’occupazione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza. La Commissione Europea, nel 2001, aveva adottato l’iniziativa eLearning al fine di adeguare i sistemi formativi ed educativi dell’Unione all’economia ed alla conoscenza della cultura digitale. Pensare e strutturare lo studio universitario grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie è qualche cosa di completamente rivoluzionario: un’istruzione superiore conseguibile a distanza; la possibilità, anche per studenti già lavoratori, di seguire le attività didattiche; la creazione di una comunità che, anche se virtuale, viene avvertita dallo studente come importante rete di formazione e di relazione. Quest’aspetto innovativo, tanto recepito e sviluppato dal legislatore europeo, ha trovato un’accoglienza ben diversa nella legislazione italiana. Le università telematiche, in Italia, sono state oggetto di diversi interventi legislativi; attualmente, così come accade anche in altri settori, la materia non trova una regolamentazione omogenea e coerente bensì una disciplina settoriale e frammentata.

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