Quale sia il nesso tra i vocaboli composti di provenienza anglosassone di “e-learning” e “lifelong learning”? Quale siano le relazioni tra i concetti di “apprendimento mediante i sistemi informatici” e “apprendimento permanente”? Proponiamo l’intervista alla Professoressa Luigia Melillo, Direttrice del Centro Euro-Mediterraneo per il Lifelong Learning.

Professoressa, parliamo del Centro Euro-Mediterraneo per il <<Lifelong Learning>>, il primo in Italia, inaugurato dall’Università Telematica Pegaso nello scorso autunno.

Abbiamo fortemente voluto che il Centro avesse la propria origine a Napoli, città dall’indiscussa posizione geografica in area mediterranea. Il Centro ha l’ambizione di diventare un focal point del network di Emuni, l’Università Euromediterranea. Sono reduce dall’esperienza di Direzione di un altro Centro per il Lifelong Learning, quello dell’Università “L’Orientale”. Il Centro de “L’Orientale” fu il primo ad essere istituito per assolvere una funzione che, ormai, nelle Università italiane è acclarata: si parlava già di una terza mission, che riguardava il rapporto con il territorio ed un apprendimento vita natural durante. Con il nuovo Centro siamo progrediti verso un’idea di internazionalizzazione. Proprio da Napoli, già con la passata esperienza, era stato lanciato il manifesto dal titolo “Lifelong learning come diritto emergente nell’area del Mediterraneo”, che avrebbe portato ad una lunga serie di iniziative. La stessa costruzione della pace per il Mediterraneo sarebbe passata per la consapevolezza dei propri diritti e dei propri valori, quali l’accoglienza, la solidarietà e la costituzionalizzazione. L’Università “Pegaso” ha svolto un ruolo fondamentale ed il Presidente, guarda caso un giovane, ha avuto l’intelligenza e la lungimiranza di comprendere tutto ciò. In tale contesto l’e-learnig ed il lifelong learning si sposano perfettamente.

Quanto è importante l’apprendimento permanente in un mondo sempre più globalizzato?

Il nostro centro lavora secondo una prospettiva globale. È necessario che il mondo delle Università si apra al territorio. Ed il locale deve aprirsi al globale, tanto più in un momento storico in cui i mercati dialogano in una prospettiva internazionale. Il Mediterraneo deve colloquiare e collaborare con l’Europa, che congiunge le coste africane ai mari del Nord.

Come viene riconosciuto oggi a livello comunitario ed extraeuropeo l’apprendimento permanente?

In questo ambito v’è l’esigenza di una specifica regolamentazione, che riconosca e validi le competenze. Tanto si discute oggi in merito al riconoscimento delle competenze degli immigrati. Il riconoscimento non riguarda soltanto i titoli che sono erogati dal nostro o da altri Paesi. Parliamo anche di tutte quelle competenze acquisite, in assenza di titoli. L’individuazione di determinati standard passerà probabilmente per la conferenza Stato-Regione o le conferenze tra le stesse Regioni, secondo dei precisi bisogni formativi ben documentati.

Il Centro interviene attraverso innumerevoli strumenti. Pensiamo ai master, ai corsi di alta formazione o alle singole giornate di studio, che si svolgono in modalità e-learning. Dunque, è giusto parlare di percorsi formativi su misura?

Annunciamo innanzitutto che a breve sarà istituito un master che formerà la figura centrale dell’intero processo: l’esperto in riconoscimento e validazione delle competenze. D’altro canto, abbiamo tutta una serie di corsi che riguardano il mondo delle start-up ed il fare impresa. I corsi mirati, in sostanza, rappresentano una precondizione. Oggi noi interpretiamo i bisogni avanzati e reali del territorio, creando gli aggiornamenti che riguardano le singole professioni. Il Centro ha un proprio Comitato tecnico-scientifico, al cui tavolo di lavoro collaborano i professori, i rappresentanti delle forze sociali ed i professionisti, connettendo in questo modo lavoro ed innovazione.

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