Il premier libico Fayez El-Serraj in occasione dell’incontro con il segretario alla difesa americano James N.Mattis al Pentagono – Washington D.C., dicembre 2017

“Dichiaro il mio sincero desiderio di consegnare i miei doveri alla prossima autorità esecutiva entro la fine di ottobre”. Parole del primo ministro della Libia riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez El Serraj durante una comunicazione alla televisione di stato nella serata di mercoledì 16 settembre.

“A quel punto – è stato l’auspicio del primo ministro libico prefigurando gli avvenimenti del prossimo autunno – speriamo che il comitato di dialogo abbia completato i suoi lavori e selezionato un nuovo Consiglio presidenziale insieme ad un nuovo primo ministro. Auguro a chi verrà il successo”.

Ma la situazione nel paese, mai ripresosi dal caos dopo l’agguato e la morte dell’ex rais Gheddafi, resta incandescente. Lo ha ribadito, congedandosi ai telespettatori libici, lo stesso El Serraj che ha parlato tuttavia al tempo passato: “L’ambiente sociale e politico era – ma la situazione odierna non si discosta lungamente da un decennale quadro geopolitico tumultuoso – in uno stato di acuta polarizzazione e divisione, che ha reso molto impegnativi tutti i tentativi di raggiungere soluzioni pacifiche per prevenire il bagno di sangue e rendere il nostro tessuto sociale vulnerabile”.

Il cammino verso la pace però continua (forse)

Il presidente dimissionario rimane al momento a capo del Governo di Accordo Nazionale – comunemente presentato con la sigla GNA – che tra le aree sotto il proprio controllo presenta la capitale Tripoli. A tale governo – internazionalmente riconosciuto dalle Nazioni Unite ed appoggiato militarmente dalla Turchia – si contrappongono le forze riunite sotto l’acronimo LNA, ovvero Esercito nazionale libico, e capeggiate dal generale Khalifa Haftar, il quale ha trovato nel tempo come alleati la Russia, gli Emirati Arabi e l’Egitto e rivaleggia nel sud e nell’est del paese.

Dopo il fallito assalto alla capitale dello scorso giugno da parte delle milizie del generale Haftar, che hanno poi riparato alla periferia di Tripoli, hanno fatto seguito gli annunci di un cessate il fuoco nella seconda metà di agosto tra le due forze e della smilitarizzazione della città strategica di Sirte sulla quale protende le mani LNA e l’indizione di nuove elezioni nei prossimi 18 mesi.

I negoziati in Svizzera

Nel mezzo, nel momento in cui il presidente riconosciuto libico lascia – un’immagine che rimanda ad una transizione ciclica intorno alla sfera del potere – proseguono i negoziati di pace in Svizzera: infatti, con riguardo ai tempi correnti “La dichiarazione sulla riunione consultiva libica” organizzata a Montreaux nella prima settimana di settembre potrebbe essere appresa infatti come un buon risultato, di contratto alle annunciate dimissioni odierne del premier riconosciuto: “La Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia prende atto del parere consensuale dei partecipanti alle consultazioni di Montreaux secondo cui le elezioni presidenziali e parlamentari debbano tenersi alla fine di un periodo di 18 mesi sulla base di un quadro costituzionale concordato”.

“Chiediamo – termina il comunicato – alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità per sostenere questo processo e di rispettare inequivocabilmente il diritto sovrano del popolo libico di determinare il proprio futuro”.

Fonte foto Air Force Tech. Sgt. Brigitte N. Brantley

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