Dalle inchieste della Magistratura ai cantieri mai finiti, tutto quello che (non) è Expo 2015.

Con l’inchiesta avviata lo scorso luglio dalla Procura di Busto Arsizio, che vede coinvolti perfino il Governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni e il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello, sono infatti salite a ben quattro le indagini principali sugli appalti dell’Expo 2015. Tanto che il Procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, si è visto costretto a istituire una nuova unità organizzativa, diversa dai normali pool per materia di reati in cui solitamente si dividono le procure, denominata “Area Omogenea Expo 2015”, nella quale il Capo dei PM milanesi si assegna l’esclusivo e diretto «coordinamento di tutte le indagini che, direttamente o indirettamente, possano riguardare sotto qualunque titolo l’evento Expo 2015». Qui i fascicoli che più scottano sono l’indagine “ILSPA”, per una serie di appalti ritenuti pilotati, tra cui anche quelli di assistenza legale e tecnica-amministrativa per lavori legati ad Expo, e che vede coinvolti perfino l’ex Direttore Generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Giulio Rognoni, e l’ex Capo dell’Ufficio Gare, Pierpaolo Perez; l’indagine sulla “cupola degli appalti”, circa presunte irregolarità in alcune gare d’appalto, comprese quelle relative alle via d’acqua e all’ Architettura di Servizio, e che vede coinvolti personaggi politici già noti alla cronaca giudiziaria sin dai tempi di Tangentopoli. Ultima ma non meno importante è l’indagine sulla “piastra”, ovvero sull’assegnazione dell’appalto da ben da 149 milioni per la costruzione dell’ossatura del sito espositivo, che ha evidenziato stretti e preoccupanti legami con l’inchiesta della Procura di Venezia sulle irregolarità nella costruzione del Mose. Da maggio 2014 il Presidente del Consiglio ha provato a correre ai ripari affidando superpoteri di controllo sull’Expo al Presidente dell’Authority anti-corruzione Raffaele Cantone, non a caso un magistrato che ha speso tutta la sua carriera nella lotta alla criminalità organizzata. La necessità di affidare a un garante nazionale il potere di supervisione ha, così, sancito la più o meno volontaria incapacità delle autorità politiche locali che si sono susseguite in Lombardia e a Milano e che, tuttavia, restano ancora al loro posto. Dopo un pasto abbondante, si sa, viene sonnolenza e lavorare diventa difficile: si procede a rilento, mancano le forze e forse perfino gli stimoli. E infatti, dopo e nonostante tutto questo “magna magna”, i cantieri portano un ritardo nella consegna dei lavori di oltre un anno e non riusciranno a ultimare per tempo tutte le opere e le infrastrutture che erano state progettate per l’Expo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here