Ennesimo colpo alla libertà di espressione nel paese ponte tra Oriente ed Occidente: mercoledì 29 luglio il parlamento di Ankara ha approvato la legge promossa dal partito “Giustizia e Libertà” – AKP – del presidente Erdogan ed appoggiata dai nazionalisti del MHP.
Scopo della legge corroborare il potere dell’autorità governativa nelle attività dei social network.
La legge
Nello specifico, la nuova legislazione che entra nel merito delle pubblicazioni quotidiane sui social stabilisce l’istituzione da parte di ogni piattaforma di referenti territoriali che monitorino i contenuti dei social e gestiscano eventuali reclami. Qualora le aziende dovessero sottrarsi a tale onere, multe – sino a 4,4 milioni di euro – e riduzione della banda sarebbero dietro l’angolo quali misure di contrasto.
La legislazione che consta di 9 articoli imporrebbe inoltre a giganti social come Facebook, Twitter e Youtube l’archiviazione in Turchia dei dati relativi agli utenti.
Libertà di espressione cercasi
Yaman Akdeniz, accademico presso l’università Bilgi di Istanbul ed esperto di diritto informatico, raggiunto dall’agenzia AFP, ha argomentato sull’ennesimo attacco alla libertà di espressione nel paese: “Perché ora? Mentre le piattaforme di stampa e trasmissione sono già sotto il controllo del governo, i social network sono relativamente liberi”.
Di un parere simile Garo Paylan, parlamentare del partito filo-curdo che all’Associated Press ha paventato la fine dell’ultima finestra dalla quale l’opposizione aveva la possibilità di parlare ai cittadini.
Social strumenti a servizio del governo?
Soltanto con un riferimento precedente ma subitaneo alla data del 29 luglio, per il World Press Freedom Index realizzato da Reporter senza Frontiere il paese è 154esimo su 180 considerati nel 2020.
Dunque, a proposito di un contesto già fortemente censurato, il sito tematico d’informazione Expression Interrupted ha ripreso al margine del dibattimento in aula le dichiarazioni del parlamentare del HDP Omer Faruk Gergerlioglu, il quale ha lanciato l’allarme sulle potenzialità della nuova legge: “In un ambiente nel quale la magistratura era già politicizzata, i contenuti che non serviranno agli scopi del governo verranno rimossi o bloccati”.
Foto di Robin Worrall; fonte unsplash.com
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