L’Europa non è abbastanza rosa.
Il 2015 inizia nel Belpaese, almeno sul fronte dell’occupazione con dei dati positivi. Questo il quadro generale. Ma il mercato del lavoro è davvero così chiaro e trasparente o almeno imparziale quando i dati riguardano il genere femminile? La parola “donna” ancora oggi sembra spaventare i protagonisti del mondo del lavoro. E questo dato sembra scoraggiare persino la ricerca di un lavoro se si è donne e ancor più del Sud Italia. Dati al limite del grottesco e pregni di luoghi comuni? Tristemente dobbiamo ammettere che sono dati reali. Nel Jobs Act del Governo Renzi sono incluse proposte che cercano di affrontare i due nodi cruciali – e apparentemente contraddittori – della situazione delle donne italiane: la bassa partecipazione al mercato del lavoro e la bassa fecondità. Un triste dato tutto italiano è l’abbandono del lavoro delle mamme alla nascita del primo figlio: lo fa quasi un terzo delle donne occupate, secondo i dati diffusi dall’Istat e dall’Isfol. Se, infatti, prima della nascita dei figli lavorano 59 donne su 100, dopo la maternità ne continuano a lavorare solo 43. Le potenziali novità del Jobs Act per donne e mamme riguardano principalmente la conciliazione lavoro-famiglia, su cui si articolano i commi 8 e 9 dell’articolo 1.