Dalle vetrine delle pasticcerie, con i loro dolcetti variegati, ai volti dei bimbi in strada, impiastricciati di trucco, tutto inizia ad assumere colori variegati e sgargianti, apprestandosi al carnevale. Mucchietti di stelle filanti iniziano a correre in strada, sospinti dal freddo vento, andandosi a depositare in angoli riparati dalla brezza. Sparsi in modo irregolare, più e meno radi, come semente che punteggiano il selciato, si stagliano i policromi coriandoli. Piccoli allegri pois di carta.

Camminando rapida, per rifuggire il plumbeo manto di una giornata uggiosa, ne scanso una manciata, per ritrovarne invece un nugolo incollato alle suole di scarpe inumidite dalla pioggia. L’immagine, madeleine proustiana, mi riporta ai giorni trascorsi sulle coste del Pacifico, piedi immersi nella moltitudine di piccole gemme luminose che creano Glass Beach.

Nella California settentrionale, più precisamente a Mendocino, sorge un esempio di litorale unico al mondo: la spiaggia di vetro.

Il nome potrebbe stimolare negativamente l’immaginazione, mediante la scena di una distesa di schegge e frammenti acuminati, unicamente alla portata di fachiri in vacanza… nulla di più falso!

Gli insoliti “granelli”, o meglio minuti ciottoli, di questa battigia sono vellutati, privi di asperità e gradevoli, sia per il tatto che per la vista. Policrome gocce traslucide, rivestire da un brillante velo d’acqua marina, e penetrate dal raggio del sole, che a seconda della composizione del materiale, le attraversa più o meno facilmente, creando effetti di rara bellezza.

I 15 ettari di battigia di Fort Bragg, oggi protetti dalla giurisdizione del MacKerricher State Park, hanno un passato oscuro e ben più travagliato di quanto si possa credere. Nel lasso di anni tra il 1959 e il 1967, la popolazione residente nei pressi della spiaggia considerava l’area come una vera e propria discarica a cielo aperto – da cui il nome “the dump”. Non solo bottiglie di vetro e oggetti di porcellana, ma immondizia di ogni genere e misura – perfino auto – era riversata in quel fazzoletto di territorio in riva al mare, ove non era insolito si sviluppassero roghi di natura dolosa.

Epocale fu la svolta segnata dalla presa di coscienza dei cittadini di Mendocino, che negli anni ’70 furono accomunati dal desiderio di riqualifica dell’area. La California Coastal Conservancy e la North Coast Water Quality Board chiuse all’accesso la spiaggia, e diede vita a numerosi programmi di pulizia e recupero del litorale, coinvolgendo nei lavori quegli stessi abitanti che fino al giorno precedente erano stati negligenti.

Per quanto fosse possibile eliminare il sudiciume accumulato negli anni, non tutta l’immondizia ebbe modo di essere rimossa; in special modo quei ridotti frammenti di vetro colorato, tanto piccoli e numerosi.

L’azione energica dei flutti, su e giù dalla riva, ha lentamente ed instancabilmente contribuito alla pulizia dell’area. Una manciata di decenni – in cui all’uomo è stato interdetto l’accesso, per ovvi motivi – è bastata perché la natura potesse vincere l’effetto negativo dell’intervento antropico, medicando una zona violentata, restituendola non solo a nuova vita, ma facendone un luogo magico.

Annamaria Cerio

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