Lavorano l’uno di fianco all’altro umani e robot, lavoratori qualificati e automi, che rappresentano il futuro dell’Industria 4.0. Si chiama robotica collaborativa, e prevede che le macchine lavorino con le persone senza metterne a rischio la sicurezza. È la branca più innovativa nel campo della robotica industriale, nel cui ambito di ricerca e sviluppo l’Italia è tra i primi posti nel mondo, con il suo Politecnico di Milano.

L’Asia dei robot

Cina, Giappone e Corea del sud detengono il primato asiatico nell’utilizzo dei robot sul posto di lavoro, ma c’è anche un astro in ascesa, l’India: in cinque anni ha raddoppiato il numero delle macchine automatiche nelle industrie. Lo scorso anno ci sono stati più di 26 mila nuovi arrivi, il 15 per cento in più rispetto al 2018. Numeri da capogiro che vedranno presto una nazione leader nell’informatica primeggiare anche nella robotica.
In Europa il capofila il settore è la Germania con 221 mila robot industriali, più di un terzo dei 580 mila totali. Tre volte più dell’Italia (74,4 mila), cinque della Francia (42 mila), dieci del Regno Unito (21 mila). Balzi in avanti a cui, però, l’emergenza Coronavirus sta mettendo un freno. Mercato italiano incluso.

La pandemia

L’Italia è solita acquistare robot dall’estero: su 9.070 nuovi automi industriali, nel 2019 ne sono stati prodotti solo 2.607. Secondo una previsione dell’Associazione italiana di robotica e automazione, per il 2020 la domanda crollerà del 18 per cento a causa della pandemia: verranno installate solo 7.437 nuove macchine. Un contraccolpo da cui, secondo il presidente dell’IFT, Milton Guerry, il settore si riprenderà non prima del 2022. A farne le spese maggiori i rami automobilistico ed elettronico.

La robotica collaborativa

Complice la pandemia, quindi, il mondo del lavoro sta attraversando una rivoluzione. La robotica collaborativa è stata progettata per aiutare gli esseri umani a svolgere compiti difficili e faticosi: i robot sono facili da installare, programmare e riprogrammare secondo necessità, e possono lavorare fianco a fianco con gli operai senza causare lesioni alla persona, programmando la velocità in base alla distanza da altri corpi od oggetti, riducendo così al minimo il rischio. Può essere utilizzata per operazioni ripetitive, come il carico e lo scarico di merci o in modi più complessi, ovvero dialogando con l’uomo e andando a inserirsi in uno dei passaggi della catena produttiva. Ciò consente di aumentare la produzione, lasciando che le persone si concentrino su altri compiti.

E che ne sarà dei lavoratori?

E’ vero, in alcuni casi si rischia di sostituirla completamente, esacerbando la paura che un giorno i robot possano portare via i posti di lavoro agli uomini. Ma bisogna buttare lo sguardo al di là dell’orizzonte: in prima battuta i robot può effettivamente svolgere il lavoro al posto una persona, ma, dopo che sarà passato il tempo necessario per recuperare l’investimento, i costi di produzione saranno ridotti. Ciò consentirà agli imprenditori di ridurre i prezzi dei prodotti ampliando la clientela. Saranno quindi necessari nuovi dipendenti, perché l’automazione può sostituire dal 30% al 50% del carico di lavoro, non di più.

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