Prima della pandemia, il turismo locale, quello “slow”, i viaggi d’ispirazione, il turismo all’aperto, religioso e culturale rappresentavano il 25% dell’intera attività turistica. Così come il turismo in bici, quello cinematografico, l’enogastronomico, i percorsi, la “residenza emotiva”.
Oggi, però, il settore non è più standardizzato, mette da parte le grandi mète, le folle in estate, i turisti internazionali (sono spariti infatti due terzi degli stranieri), e ha rilanciato il viaggiatore della breve distanza in nome dell’esperienza e della condivisione, rivalutando in questo modo villaggi, zone interne e strutture ricettive non alberghiere, rivitalizzando il territorio e l’economia locale.
Il Covid ha cambiato completamente la concezione del viaggio: torniamo sulle orme dei pellegrini, torniamo a camminare su nuove reti, comunità e percorsi. Il marketing turistico sta lanciando nuove destinazioni e ha attratto immigrati italiani da tutto il mondo a tornare nel Paese per rafforzare il patrimonio dell’identità locale, dando nuova vita al cosiddetto “turismo delle radici”. Se consideriamo che il numero di discendenti di immigrati italiani nel mondo è stimato tra i 60 e gli 80 milioni, stiamo parlando di un enorme potenziale di crescita (dati della Federazione Italiana Migrazioni e Migrazioni).
E’ dal 2017 che l’Università della Calabria conduce ricerche approfondite, coordinate da una collaborazione tra la professoressa di marketing turistico e geografico Sonia Ferrari, l’esperta di comunicazione turistica Tiziana Nicotera, e l’Università di Torino e l’Università Mar de Plata, Argentina, e con il contributo del Ministero degli Affari Esteri. Lo scopo è studiare per la prima volta il potenziale impatto socioeconomico del turismo delle radici su alcune mète nazionali, promuovendone lo sviluppo. «Il viaggio e il soggiorno nel proprio paese d’origine costituiscono un’esperienza con un forte contenuto emotivo – ha spiegato Sonia Ferrari, per – conoscere i luoghi di cui si è sempre sentito parlare a casa, imparare la lingua, approfondire la conoscenza della cultura locale, fare ricerche sulla propria famiglia e incontrare familiari».
La Calabria, in particolare, è stata da sempre colpita dal flagello dell’immigrazione: nel 2019 era al sesto posto di partenza per gli italiani residenti all’estero (413.545). Pertanto, è in fase di sviluppo un progetto pilota e un modello di marketing per lo sviluppo del turismo delle radici da promuovere in tutte le regioni d’Italia.