Si fa un gran parlare di come ridurre le emissioni di Co2 e di come ognuno di noi, in Italia come nel mondo, può fare la differenza in termini di sostenibilità. Non a caso si è da poco tenuto il G20 a Roma dove si è discusso, tra le altre cose, di stop ai finanziamenti del carbone e dell’impegno globale per non innalzare le temperature oltre i 2 gradi (e di impegnarsi ulteriormente per ridurle fino a 1,5 gradi). Nonostante questo, le aziende italiane sembrano rimanere indietro: il Bilancio di Sostenibilità, secondo la ricerca “Sostenibilità alla sbarra” condotto da ConsumerLab, è stato presentato solo dall’1,76% delle piccole imprese.
Sostenibilità in Italia nel dettaglio
La percentuale crolla a 0,63% se si guardano le aziende con meno di 10 dipendenti. E tra le aziende più grandi (1.915 imprese), solo il 28,2% ha effettivamente presentato il Bilancio di sostenibilità. Nel dettaglio:
- tra le 345 banche che operano in Italia, la percentuale non supera i 18,2 punti
- delle 76 Società di Assicurazione, la percentuale è di 27,6%
Il parere di ConsumerLab
Per Francesco Tamburella, presidente di ConsumerLab, troppe aziende si vestono della parola ‘sostenibilità’ senza comprenderne il reale significato. Nel report si può leggere infatti che la sostenibilità viene utilizzata “come fosse una nuova certificazione di qualità, ma dall’esame delle loro attività appare evidente che il vero senso di tale concetto è raramente centrato. La comunicazione resa ai cittadini/consumatori è così fuorviante e ingannevole, perché non ha riscontro in maniera concreta e dimostrata nella realtà”.
ConsumerLab rende infatti noto che una pubblicità su cinque, ad oggi in Italia, utilizza il termine ‘sostenibilità’, pari dunque al 19%. Come se ciò non bastasse, quasi la metà di queste ovvero il 46%, inserisce in questi spot riferimenti diretti all’ambiente.
“Per la divulgazione e l’affermazione della cultura delle Sostenibilità, ancora oggi, le Imprese non dedicano adeguato impegno. Per coinvolgere i Cittadini Consumatori – continua Tamburella – occorre interessarli, proporre cioè vantaggi e valori positivi: meno parole, più fatti, numeri che indicano effetti e impatti utili. Non servono proclami, meglio limitarsi ai passi compiuti e ai risultati raccolti.”
ConsumerLab sottolinea, infatti, che due terzi del campione intervistato non crede nella piena trasparenza e sincerità delle comunicazioni promosse dalle aziende.