La politica tende spesso a giustificare le sue decisioni quasi interamente sulla base delle prove scientifiche disponibili. Questo atteggiamento mostra una debolezza dell’etica e della politica a dir poco preoccupante, quasi come se volessero sottrarsi alle proprie responsabilità nascondendosi dietro la parola della scienza.
I dati per affrontare il problema nel modo giusto
In questi giorni il dibattito sulla vaccinazione è il tema “caldo” di tutti i giornali ed è un esempio lampante del complicato rapporto tra scienza e decisioni politiche al giorno d’oggi. Da un lato, la politica non può fare a meno delle prove scientifiche. Le disposizioni sulle modalità di distribuzione del vaccino o sulla sua possibile obbligatorietà non possono prescindere dai dati necessari per affrontare correttamente la questione: dati come la durata dell’immunità, l’efficacia del vaccino su specifiche fasce di popolazione, o se il vaccino possa prevenire il contagio o semplicemente allevi la progressione dell’infezione.
La distribuzione
Ma nessuna decisione pubblica può giustificarsi unicamente sul piano tecnico-scientifico e senza poggiarsi su un esplicito ragionamento normativo. Sulla distribuzione, ad esempio, visto che il vaccino non sarà immediatamente disponibile in grandi quantità, occorrerà stabilire priorità di accesso salvaguardando una giustizia distributiva che si basi su criteri di equità e di trasparenza.
L’obbligatorietà
E per l’obbligatorietà? Se la vaccinazione effettivamente prevenisse il contagio, la scelta di effettuarla consentirebbe di mitigare la diffusione della pandemia e di abbassare il numero dei contagi; se invece la vaccinazione sia semplicemente un palliativo degli effetti della malattia, la scelta di vaccinarsi avrebbe soltanto il risultato di abbassare la pressione sul sistema sanitario. Ma in entrambi i casi la decisione riguardante l’obbligatorietà dipenderebbe comunque da scelte individuali, relative al rapporto tra libertà personale e tutela della salute pubblica.
La trasparenza come base della fiducia
Affinché la decisione politica sia efficace, è necessario un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini. E tale rapporto non può prescindere dalla trasparenza delle procedure informative e decisionali. Ciò comporta, innanzitutto, l’attuazione di una comunicazione chiara e puntuale, che mira a riportare e spiegare i dati scientifici su cui si basano le scelte politiche. E nel caso del vaccino, questa comunicazione non può limitarsi a passare i comunicati stampa delle aziende farmaceutiche (come recentemente ricordato anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica). Una volta approvati i vaccini, i governi devono organizzare campagne informative sui risultati delle sperimentazioni. Tale procedura è indispensabile per una riflessione pubblica sui fini morali e politici che si intende perseguire e sui costi e benefici delle decisioni politiche adottate.
Una politica che si fa semplice braccio decisionale di dati scientifici,così come di analisi e previsioni economiche, non sarebbe più il frutto di una riflessione sulle decisioni da adottare per raggiungere il bene della collettività. Se vuole salvaguardare la sua ragione di essere, la politica deve assumere coraggiosamente il proprio compito di stabilire i beni comuni e le loro priorità, nel rispetto della trasparenza che definisce la cittadinanza democratica.