telescopio james webb

Il 25 dicembre del 2021 – il giorno di Natale – dallo spazioporto di Arianespace, nella Guiana Francese (in America meridionale) è stato lanciato in orbita il telescopio James Webb, che tecnicamente è un “telescopio spaziale per l’astronomia a raggi infrarossi”. Il James Webb è il più grande telescopio mai inviato nello spazio. Dopo quasi sette mesi, in questi giorni il mondo intero ha provato un brivido di fronte alle immagini inviate dal Webb, che sono di una sconvolgente bellezza. Sembrano opere d’arte.

Gli scatti che la NASA ha diffuso, quando in Italia, quasi per una “congiuntura” di suggestioni, era notte fonda, sono sensazionali, uniche. Il James Webb ha la capacità di penetrare lo spazio profondo, fino a condurci, quasi increduli, sulla “scena” di eventi astronomici più vicini al Big Bang di quanto sia mai stato possibile. L’occhio tecnologico, che di fatto fa vivere all’occhio umano l’esperienza del cosmo più remoto, ha fatto provare anche ai non addetti ai lavori emozioni profonde, inaspettate: è parso quasi di sognare davanti a quelle immagini a colori. 

Telescopio spaziale James Webb: foto e prime riflessioni

La prima foto diventata di “dominio pubblico” è lo scatto di un “ammasso di galassie”. Gli astronomi lo chiamano SMACS 0723. Ora è stato ribattezzato Webb’s First Deep Field: il “primo spazio profondo del James Webb”. In pratica, il primo eccezionale regalo del telescopio. È una foto dettagliata, dai colori vivi, e sembra una danza di migliaia di lucciole in una notte nera. Ma assomiglia anche ai puntini di luce degli accendini che una folla invisibile fa dondolare e brillare nel buio, durante un concerto. C’è poi la foto di una “nebulosa planetaria”, conosciuta come Nebulosa dell’Anello Meridionale. Qui sembra di trovarsi all’improvviso nelle più cupe profondità marine, mentre ci passa accanto una medusa o un’altra creatura con la caratteristica del luccicore e della trasparenza. Viene subito da chiedersi: ma quanto sono “vere”, “fedeli” al reale, tali immagini? Beh… e se invece non avesse senso un simile domandare? 

Lasciamoci andare alla “bellezza”

Insomma… ci domandiamo, noi, quanto è “reale” un tramonto? E’ chiaro che le tinte da sogno che distinguiamo al crepuscolo di un giorno d’estate sono un’esperienza del nostro occhio, ma chi stabilisce quale sia l’angolazione più “vera” di un fenomeno naturale? Il nostro impatto visivo coglie comunque qualcosa di esistente. La foto forse più “incredibile” del James Webb è quella di una “regione” di formazione stellare, la Nebulosa della Carena. Pare, qui, di trovarsi davanti ad un massiccio montuoso illuminato dalla luna, durante una notte trascorsa sulle Alpi o sulle Dolomiti. Ritornano alla mente le percezioni di “sovrumano silenzio” descritte da Leopardi. E’ un paesaggio “mitico”, che fisseremmo per ore. In realtà è una nebulosa erosa da radiazioni stellari. Ma, di nuovo…se il cosmo ci trasmette, in qualche modo, un’emozione visiva, e un telescopio ci racconta una “vicenda stellare”, perché “elucubrare”? Forse è più umano contemplare, senza pensare a nulla. 

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