Cinquecento dipendenti del Porto di Napoli che rischiano di perdere il lavoro; 150 milioni di fondi europei sul punto di svanire nel nulla per l’assenza di un progetto; danni incalcolati derivati dal mancato recupero delle aree industriali retroportuali. Sono alcune delle conseguenze che gli oltre 28 mesi  di gestione commissariale stanno causando alla città e a tutto il Sud Italia. In questi tre anni i passeggeri si sono mantenuti su buoni livelli, sopra la soglia psicologica del milione, e le rinfuse solide e liquide hanno retto, ma i container, ovvero il trasporto dei beni di consumo, sono crollati del 30%.

Cosa si nasconde dietro questo     immobilismo? Per Adriano         Giannola, presidente di Svimez, c’è forse una volontà precisa da parte di “concorrenti” che non hanno “alcun interesse nel far risvegliare la dimensione portuale della città. Bastano le crociere, pensano, mentre il resto, ovvero i traffici commerciali, che rappresentano il cuore delle attività, non sono ritenuti prioritari”.

Il Porto di Napoli viene ancora considerato centrale per il Sud Italia?

Noi certamente lo consideriamo centrale, ma non credo che a livello nazionale goda di una buona reputazione rispetto agli altri porti. Al di là delle affermazioni di principio, non c’è nessuna sensazione di urgenza. Non è un caso che società come Cosco, grande utilizzatore di container cinese, lo abbia abbandonato, facendolo declassare ulteriormente. Si assiste al declino nell’indifferenza generale. Ci si dimentica che sono a rischio 150 milioni di euro. Fosse Genova o Trieste, le cose sarebbero andate in maniera diversa. Quanto incide negativamente la              mancata nomina del presidente? È una delle principali cause. Se manca la Governance manca un progetto da realizzare e in cui investire. È in atto uno scontro politico che dura da due anni e diventato, poi, una cosa di ordinaria amministrazione nella follia italiana. Le chiavi di lettura di questo stallo sono molteplici. Una, endemica, è l’incapacità di decidere, di chiudere i contenziosi rapidamente. Da noi si va avanti per anni, ma è come se ci fossimo abituati a questo andamento.

Tutti dicono che è uno scandalo, però non si riesce a venirne fuori. Perché le regole che ci siamo date sono queste. Per essere garantisti, creiamo più meccanismi che favoriscono la lentezza e l’ostruzionismo.

Di chi è la colpa?

C’è un concorso di colpa di cui il Governo centrale è il principale responsabile. In questo caso né la Regione né il Comune hanno molti poteri, anche se non hanno fatto nulla per uscire dallo stallo.

Tutto questo si traduce anche in gravi perdite sul fronte occupazionale. Attualmente sono circa 500 i lavoratori in cassa integrazione, che aspettano di sapere che fine faranno. Noi come Svimez stiamo portando avanti una proposta del professor Ennio Forte.

Riguarda la possibilità di utilizzare i cassaintegrati in deroga del settore edile per riqualificare le aree industriali retroportuali di Napoli, attraverso opere di bonifica degli edifici dismessi, costruzione di infrastrutture, filiere e servizi logistici ad alto valore aggiunto che aumentino il valore delle merci in transito, generando ricchezza.

Sarebbe un modo, tra l’altro, per tenere occupati i cassa integrati e non farli uscire dal circuito lavorativo.

Quale sarebbe l’impatto di questa operazione?

Lo stiamo ancora studiando. I costi si aggirerebbero tra un miliardo e i tre miliardi di euro per lo Stato, con un rientro pari al doppio dell’investimento. Il problema è che, mancando una governance ed un progetto, è difficile trovare imprenditori disposti ad investire, dal momento che non c’è nessuno che li tuteli. In diverse occasioni, ha accusato il Governo centrale di fare poco o nulla per il Sud. È ancora così?

Questo è un governo curioso. Ha iniziato a percepire che il Sud è un enorme problema, che non si può più continuare a delegare ai fondi europei. Quello che è difficile da far digerire è che il Sud non va visto come un problema, ma come un’opportunità. Potrebbe essere la locomotiva del Paese, non una palla al piede. Qualcosa si sta muovendo in questo senso. Adesso, è arrivato il momento di mettere alla prova la capacità di agire di questo governo.

 

 

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