Vi sono stadi che parlano da sé, avvolti da un’aura scintillante e nati sotto il segno del mito, facendo convergere la passione per il calcio e l’imponenza architettonica. L’impianto di Rio de Janeiro‘Jornalista Mario Filho’, più conosciuto come Maracaná, è forse il primo di questi. Il suo nome è padrone di una vasta serie di emozioni e sensazioni legate al calcio brasiliano, tristi e felici per il popolo verdeoro, che fa di questo sport un’autentica maniera di vivere e lo ha reso anche un mezzo per scappare dalla povertà endemica di una buona parte dei suoi abitanti. Progettato nel 1948 per essere inaugurato nei mondiali del 1950, il Maracaná – chiamato così in onore al fiume che scorre nei suoi pressi – ebbe dal primo momento il gravoso compito di immagazzinare tutta l’enfasi calcistica brasiliana e tale obiettivo fu marcato fin da subito puntando su una capienza mostruosa che prevedeva qualcosa come 150mila posti, ovviamente non tutti a sedere. In seguito, per soddisfare le misure di sicurezza imposte dalla FIFA, i posti sono stati ridotti fino agli attuali 90mila, che sono invece tutti a sedere.
Costruito ad hoc per fare da cornice a quello che tutti in Brasile pensavano fosse un facile trionfo nei mondiali del 1950, il Maracaná fu invece teatro di quella che probabilmente è la tragedia sportiva più grande della storia. In data 16 luglio 1950, quando le stime ufficiali registrarono la presenza di quasi 200mila persone sugli spalti di uno stadio da poco inaugurato, si giocava la finale del mondiale brasiliano con di fronte i padroni di casa contro l’Uruguay, campione dell’edizione del 1930. La sconfitta non era nemmeno contemplata dal pubblico di casa e l’1 a 0 di Friaça all’inizio del secondo tempo sembrava l’inizio di una festa a lungo attesa per i Carioca. Ma qualcosa si ruppe: l’Uruguay seppe reagire, anche grazie all’astuzia del capitano Varela che dopo il gol brasiliano protestò con l’arbitro ritardando la ripresa dell’incontro e raffreddando così gli animi dei locali. Gli uruguayani in 15 minuti pareggiarono e andarono in vantaggio, per la disperazione dei 200 mila tra spalti e campo e di un popolo intero. Due spettatori si suicidarono gettandosi dalle tribune e la delusione sportiva si trasformò in tragedia sociale. Da allora l’Uruguay sarà sempre odiato e temuto in Brasile durante un mondiale.
Il Brasile è una potenza economica crescente e, dopo l’assegnazione dei mondiali del 2014, ha ricevuto anche la responsabilità dell’organizzazione delle Olimpiadi del 2016. E il Maracaná, evidentemente, non poteva non avere un ruolo primario in questa grande manifestazione. Dopo la ristrutturazione che ha previsto la copertura del 95% dei posti a sedere in occasione dei mondiali, il Maracaná ospiterà anche le gare di calcio maschile e femminile delle Olimpiadi con i migliori standard di sicurezza moderni. I suoi sedili, di colore azzurro, giallo e bianco, insieme al verde del campo ricordano la bandiera brasiliana. Ed è per questo che questa struttura è un simbolo storico del Brasile.
Antonio Moschella