In meno di 50 anni – almeno con i dati sino al 2016 – il calo di specie ancora esistenti è drasticamente regredito di due terzi: lo afferma a gran voce il WWF attraverso il Living Planet Report attraverso il quale emerge in maniera univoca come “il rapporto tra e la natura” sia ormai rotto.

Che cos’è il Living Planet Index

Il Report oggi – 10 settembre 2020 – pubblicato è stato costruito con riferimento all’indicatore noto come Living Planet Index, il quale rappresenta “la misura dello stato della diversità biologica mondiale basata sulle tendenze della popolazione delle specie di vertebrati provenienti da habitat terrestri, d’acqua dolce e marini”.

Sul Report si è espresso il direttore generale di WWF International Marco Lambertini, per il quale l’odierno rapporto 2020 “sottolinea come la crescente distruzione della natura da parte dell’umanità stia avendo impatti catastrofici non solo sulle popolazioni di fauna selvatica, ma anche sulla salute umana e su tutti gli aspetti della nostra vita”.

Il calo più netto tra le creature di acqua dolce

Se il calo medio corrisponde ad una perdita generale del 68 percento della fauna dal 1970 al 2016, un calo invece specifico per le creature di acqua dolce appare decisamente più marcato con una fauna selvatica ridotta dell’84 percento. “Il calo medio della popolazione più netto tra tutti i bioma – è il commento del WWF – Equivalente al 4 percento all’anno dal 1970. Un esempio è costituito dalla popolazione riproduttiva dello storione cinese nel fiume Yangtze in Cina, diminuita del 97 percento tra il 1982 e il 2015 a causa dello sbarramento del corso d’acqua”.

La svolta (forse) dalla Conferenza ONU

In questo stesso settembre 2020 a breve distanza dalla pubblicazione del Living Planet Report 2020 si terrà la Settantacinquesima Assemblea generale dell’ONU, quando i leader mondiali “dovranno esaminare i progressi compiuti sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, l’Accordo di Parigi sul Clima e la Convenzione sulla Diversità Biologica”.

C’è ancora tempo per arrestare la catastrofe in corso.

Foto di Sameer Mohsin; fonte unsplash.com

LEGGI ANCHE:

Quanta plastica c’è nell’oceano Atlantico: 10 volte di più di quanto immaginiamo

Global e-waste monitor: nel 2019 oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici

Ecologia: dopo Laudato Si’, la chiesa presenta il nuovo documento

World Environment Day: che non sia soltanto una celebrazione

Pandemia e ambiente: il ritorno necessario delle api

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here