In questi giorni convulsi, in cui le borse mondiali sono fortemente altalenanti e la crisi greca apre nuovi scenari per l’eurozona, si parla sempre di più dei Bitcoin. Bitcoin sono una moneta “peer-to-peer”. Peer-to-peer significa che non c’è un’autorità centrale che distribuisce nuova moneta o tracci le transazioni. Quindi, le transazioni commerciali avvengono esclusivamente tra i due computer, o tra i due nodi di rete, coinvolti nella transazione. Non vi è l’intervento di banche e/o di autorità che tradizionalmente creano, coniano, rilasciano e/o distribuiscono valuta. Il funzionamento è molto simile a quello della posta elettronica. Quando voglio comprare una cosa che appartiene a un altro utente della rete che accetta i Bitcoin è come se gli mandassi una “mail” che contiene il quantitativo di Bitcoin che rappresentano il prezzo del bene. Il venditore riceve la “mail” e il sistema accredita nel suo borsellino virtuale i nuovi Bitcoin, mentre li deduce dal borsellino del compratore. Una volta installato sul proprio computer o cellulare il portafoglio Bitcoin genererà un indirizzo Bitcoin. Per farsi pagare basta dare l’indirizzo Bitcoin al compratore che invia all’indirizzo il pagamento. Come già detto, il funzionamento è molto simile a quello delle e-mail, con la differenza che un indirizzo Bitcoin andrebbe usato solo una volta. Un sistema di sicurezza certifica i pagamenti e tiene conto delle transazioni, utilizzando sistemi avanzati di crittografia. I Bitcoin stanno avendo un successo crescente. In questo periodo di scarsa liquidità in Grecia con la chiusura delle banche, i limiti ai prelievi ai bancomat e l’estrema difficoltà ad operare acquisti online per i controlli sui conti collegati agli account, a lievitare esponenzialmente sono state proprio le operazioni in Bitcoin. I greci stanno facendo incetta di questa valuta virtuale (si tratta di una moneta elettronica che utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni) per procurarsi liquidità e per proteggersi in caso di un’eventuale Grexit, che svaluterebbe drammaticamente il loro potere d’acquisto. Per comprendere la dimensione del fenomeno, tra maggio e giugno – periodo serratissimo di negoziati tra Atene e creditori per la crisi del debito – il valore dei Bitcoin in Grecia è aumentato di 400 volte e i depositi si sono quadruplicati arrivando a un valore medio di 700 euro. L’utilizzo di Bitcoin consente ai greci di aggirare i controlli sui capitali e far uscire i soldi dai depositi, al limite per trasferirli all’estero. Molti greci comunque comprano Bitcoin e li lasciano in parcheggio nelle piattaforme online in attesa di capire l’esito dei negoziati. I Bitcoin non saranno sicuramente la soluzione ai problemi di liquidità della Grecia, ma diventeranno presto una “valuta” della quale tenere conto.
Antonio Cianci