Finanziata dalla Regione Campania e curata dalla Comunità di recupero “Il Camino”, un’indagine sul consumo di alcol e fumo tra i giovanissimi ha rivelato dati allarmanti ed ha stilato l’identikit del consumatore medio di queste sostanze: si esce dai soliti clichè secondo cui chi beve i superalcolici e fuma lo fa per dimenticare una brutta situazione in famiglia o per bighellonare a scuola, oggi si tratta di giovanissimi, che vanno bene a scuola e che godono di un’ottima situazione familiare.
La ricerca è stata condotta su un campione di mille ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni, i dati risultanti sono allarmanti: il 69,73 per cento del campione fa uso di superalcolici; l’87 per cento di aperitivi alcolici e spumante; l’85,41 per cento di birra; l’82,03 per cento di vino; il 62 per cento di bevande non specificate, ma contenenti una dose alcolica.
I dati non migliorano sul fronte del fumo: il 69 per cento del campione ha ammesso di fumare; il 49 per cento ha dichiarato di acquistare regolarmente sigarette e il 17 per cento di aver iniziato a fumare prima di compiere 12 anni.
Tra i giovani spesso è fatale il cocktail di fumo e superalcolici, che sembrano essere la migliore compagnia del sabato sera. Troppo spesso si sentono notizie su incidenti d’auto causati da chi, in balia degli effetti di queste sostanze, si mette alla guida. A volte è incoscienza, a volte non si hanno alternative, spesso non si ha neppure la piena consapevolezza della propria capacità di guidare. «I dati – ha spiegato Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica – sono molto preoccupanti, una parte enorme di giovanissimi fa uso di alcol senza rendersi conto dei problemi a cui andrà incontro».
Per responsabilizzare i ragazzi, a Napoli è nata la prima App che consente a chi la scaqrica sul proprio smartphone di valutare la propria capacità di guidare a seguito di una serata all’insegna di bevute e consumo di fumo. Un approccio tecnologico che può creare appeal tra i giovanissimi che, spinti dall’utilizzo del loro alleato smartphone, potrebbero essere più inclini a delle misure cautelari.