L’Italia ha recentemente presentato le Linee Guida per la Strategia Nazionale sull’idrogeno 2021, seguendo così la strategia dell’idrogeno europea, che rientra nel più ampio piano ambientale del Green New Deal.
Mise e Unione Europea
La strategia nazionale elaborata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) punta a soddisfare entro il 2030 circa il 2% della domanda energetica nazionale tramite idrogeno, per arrivare a un potenziale 20% entro il 2050. Il Green New Deal ideato dall’Unione Europea, infatti, punta con forza sull’idrogeno come mezzo per velocizzare gli obiettivi ambientali posti – tra cui raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – e per favorire l’integrazione del sistema energetico europeo.
Ma perché l’idrogeno?
L’idrogeno è considerato una fonte di energia pulita perché la sua combustione produce solo acqua come scarto. E’ anche alternativamente versatile: può essere infatti utilizzato per produrre, immagazzinare e trasportare energia.
Ma c’è un problema: non tutti i metodi per la produzione dell’idrogeno, infatti, sono sostenibili, e oggi circa il 95% dell’idrogeno viene prodotto a partire da gas naturale, che è inquinante. L’UE punta però sull’idrogeno “verde”, cioè quello ottenuto da fonti rinnovabili e che finora ha avuto più difficoltà a diffondersi a causa degli alti costi di produzione e della mancanza di infrastrutture che ne stimolino la domanda e di regolamentazioni chiare e pensate per la promozione di questa fonte energetica.
Dunque, se implementata correttamente, la strategia nazionale italiana permetterebbe di evitare fino a 8Mton di emissioni CO2 entro il 2030. Inoltre, gli investimenti necessari per la crescita del settore – circa 10 miliardi – porterebbero alla creazione di circa 200mila nuovi posti di lavoro tra temporanei e fissi.
I settori
Al di là dei numeri e degli obiettivi che in finestre temporali così estese possono rivelarsi imprecisi, è interessante analizzare l’approccio utilizzato e le priorità delineate. La Strategia Nazionale adotta giustamente un approccio altamente focalizzato, puntando a incrementare la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e il suo impiego in 3 principali settori: trasporto pesante, treni, e industria petrolchimica. Ad oggi, il trasporto pesante produce circa il 25% delle emissioni di CO2 derivanti da trasporti e circa il 30% dei treni in Italia funziona a diesel. Mentre gli investimenti per il trasporto riguarderebbero principalmente la rete di rifornimento energetico, quelli mirati al petrolchimico riguarderebbero processi di produzione meno inquinanti.
Le Hydrogen Valley
Visti gli ingenti investimenti necessari, almeno in una fase iniziale, è fondamentale concentrare la domanda di idrogeno in aree specifiche, le cosiddette “hydrogen valley”. Si mira così a favorire la creazione di sinergie tra i vari interventi, come nel caso delle stazioni di rifornimento d’idrogeno, sfruttabili sia per mezzi pesanti che ferrovie. La localizzazione dovrà quindi essere scelta in base alla mancanza di alternative rinnovabili o alla possibilità di riconvertire sistemi di distribuzione, come quello del gas. La domanda di idrogeno delle valleys potrà poi essere soddisfatta tramite la produzione di idrogeno in loco, o trasportandolo via gasdotti e/o mezzi pesanti.
L’idrogeno potrebbe quindi rappresentare una fonte di sviluppo per l’Italia, che sarebbe in grado di sfruttare l’abbondanza di energia solare a basso costo presente nel Sud Italia per produrre idrogeno “verde” ed esportarlo in altri paesi europei.