L’ufficio relazioni con il pubblico si è messo a cinguettare. Le amministrazioni comunali italiane si adeguano ai tempi e ricavano il proprio spazio su Twitter. Mostre museali, variazioni degli orari del trasporto pubblico o nuovi servizi: non c’è informazione che i municipi non possano trasmettere tramite tweet. Il social, ideato nel 2006 da Jack Dorsey, che richiede agli utenti grandi capacità di sintesi ed è diventato popolare per le intemerate dei vip e utile piazza per discussioni politiche e giornalistiche, è il nuovo sportello per la cittadinanza dei comuni italiani. Nel senso: a suon di cinguettii nasceranno nuovi movimenti occupy mentre starlette costruiranno la propria immagine pubblica, ma i sindaci avranno l’opportunità di far conoscere le proprie iniziative alla popolazione. Si prenda il campione di sei grandi città italiane, ovvero di Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. E’ un tester non esauriente, ma significativo: abbiamo due comuni settentrionali, due delle regioni centrali e due del sud e delle isole. Le amministrazioni in analisi si sono dotate di profilo Twitter tra il 2009 e il 2012, in linea con il ritardo italiano nel recepire lo strumento. Uno studio dell’università di Siena della fine del 2013 fotografa il fenomeno: nel 2007, a un anno dalla fondazione del social, pochi comuni pionieri affrontavano il social, mentre il Paese era fermo praticamente a quota zero. L’attenzione per il mezzo è arrivata tutta d’un tratto nel 2012, quando si registra un incremento del 120 per cento di amministrazioni iscritte al social.

 

Schermata 2014-11-13 a 20.08.15

 

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