“Quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un Parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno. È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il Mov5Stelle tutto questo non sarebbe mai successo”.

Attraverso l’account Twitter, sono queste le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, tra i leader del partito pentastellato a guidare la campagna referendaria per il “Si” a proposito del taglio dei parlamentari.

Com’è andato il Referendum

Dati alla mano, oltre il merito di chi si arroga la vittoria, il risultato alle urne da parte dell’elettorato non è equivocabile: con 17.168438 voti – equivalenti al 69,64 percento di coloro che si sono recati ai seggi – il “Si” si è imposto sul “No”, ovvero su di una situazione invariata in Parlamento.

I “No” sono stati 7.484.995, ovvero il 30,36 percento. In totale – fonte il Ministero dell’Interno – hanno votato in 24.993.015, il 53,84 percento degli aventi diritto. Dunque, con una semplice operazione algebrica, ha mancato l’occasione referendaria il 47,16 percento dell’elettorato. Bisogna chiedersi anche che cosa sarebbe accaduto e di quale altro risultato staremmo a parlare se un’altra percentuale avesse partecipato alla tornata.

Vince il Sì ma i Cinque Stelle crollano ovunque

Quando è ancora in corso la conta dei voti, la partita tra le forze di centrosinistra a trazione Pd che si contrappongono al centrodestra a trazione Lega sembra avviarsi verso il pareggio: tre a tre, di contro alla paura ormai scongiurata di 5 a 1 per la destra e la debacle definiva per la sinistra, minando in questa maniera anche il cammino del governo e le alleanze maturate nel settembre 2019.

De Luca – Pd – in Campania galoppa verso il 70 percento. Di contrappeso, Zaia – Lega – matura un sonoro 77 percento. E c’è chi mormora a proposito di un risultato raggiunto per entrambi anche sulla scia di un governo delle regioni premiato al tempo del Coronavirus.

In Liguria, Toti – centrodestra – vince col 56 percento. Emiliano – Pd – ottiene il secondo mandato in Puglia. In Toscana vince il centrosinistra con Giani – 48 percento – mentre invece nelle Marche Acquaroli – centrodestra – sfiora il 50 percento. I Cinque Stelle escono dalla tornata elettorale come terza forza: Ciarambino in Campania ottiene circa il 10 percento, Mercorelli nelle Marche il 9, Laricchia in Puglia l’11. E a seguire, in Toscana Galletti ottiene il 6 percento ed in Veneto il 3 percento.

Alle comunali, al tempo ancora dei conteggi, le analisi possono concentrarsi sugli exit poll: caso unico di questa tornata, nei capoluoghi soltanto a Matera i pentastellati potrebbero ottenere tra il 23 ed il 27 percento delle preferenze. Altrove potrebbero non superare il 5.

E sui risultati in arrivo delle elezioni locali, oltre il risultato referendario, Luigi Di Maio nella conferenza stampa di lunedì 21 settembre ha parlato di elezioni che “potevano essere organizzate diversamente. Ed anche per il movimento potevano essere organizzate con un’altra strategia”. Un colpo al cerchio ed un altro alla botte si dirà, perché dopo la stoccata a chi tiene le redini del Movimento 5 Stelle, sempre il ministro degli Esteri si rivolge allo stesso reggente pentastellato Crimi: “Su questo – la strategia sbagliata – voglio ribadire la piena fiducia a Vito e a tutti coloro che hanno lavorato ed alla composizione delle liste”.

Fonte foto account Luigi Di Maio; Twitter

LEGGI ANCHE:

Elezioni Italia oltre il Covid: comunque vada vincerà la democrazia

Dl Elezioni, sì del Senato: prima finestra utile per il voto a settembre

Vo’Euganeo: com’è andato questo primo giorno di scuola

Proroga dello stato di emergenza: cosa c’è da sapere

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here