Alla “spicciolata” arrivano i dati sul prodotto interno lordo delle differenti potenze del Globo: male il dato italiano, malissimo quello degli Stati Uniti. Ma a piangere ci sono anche Francia e Germania.

Italia verso meno 14,3 percento nel 2020

Dopo i dati negativi sull’occupazione – 600mila occupati in meno da febbraio 2020, meno 752mila con riferimento al giugno del 2019 – è la volta delle stime sul prodotto interno lordo “diminuito del 12,4 percento rispetto al trimestre precedente e del 17,3 percento in termini tendenziali”, ovvero rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

L’Istituto nazionale di Statistica, nella diramazione dei dati, ha spiegato che “la variazione congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, all’industria, al complesso dei servizi”.

A pesare sul computo, non soltanto l’offerta: “Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale – al lordo delle scorte – sia della componente estera netta”.

In questa maniera si profila una “variazione acquisita per il 2020 pari al meno 14,2 percento”. Ma l’Istat pone una specifica essenziale, perché la realtà dell’Italia non rappresenta una casistica isolata.

Infatti: “La caduta del Pil si colloca all’interno di un contesto internazionale dove le principali economie registrano riduzioni di analoga portata a causa del diffondersi della pandemia”.

Per Germania e Francia tonfi oltre il 10 percento

Nel secondo trimestre del 2020 tonfo per le due potenze continentali rispettivamente del 13,8 e del 10,1 percento.

L’Ufficio statistico federale tedesco ha espressamente notificato che un risultato simile non è riscontrabile all’interno degli archivi, dal momento che la registrazione delle variazioni del prodotto interno lordo a livello trimestrale ha avuto il proprio inizio a partire dal 1970.

Va male in Francia, anche se gli analisti dell’Insee provano a commentare i dati con ottimismo: sebbene con una diminuzione del 13,8 percento durante il secondo trimestre, l’evoluzione negativa è inferiore alle attese del meno 19 percento.

Consumato un terzo dell’economia americana

Nel secondo trimestre del 2020 l’economia americana ha subito una contrazione del 32,9 percento: è il dato laconico del Bureau of Economic Analysis del U.S Department of Commerce.

È questa, come parallelamente nei casi dei precedenti paesi, una “riduzione che ha rispecchiato le diminuzioni della spesa al consumo, delle esportazioni, degli investimenti in scorte, degli investimenti delle imprese e degli investimenti immobiliari che sono in parte stati compensati dalla spesa pubblica”.

E la Cina torna a crescere

Del 3,2 percento nel secondo trimestre, dopo la contrazione del 6,8 percento durante il primo trimestre che ha happresentato il peggior dato mai registrato dalla fine del periodo noto come “Rivoluzione culturale cinese”.

Dunque, un dato del secondo trimestre che supera le precedenti previsioni positive degli analisti – ovvero, più 2,4 percento –.

Foto di Dylan Nolte; fonte unsplash.com

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