‹‹Mens sana in corpore sano›› si diceva un tempo. Eppure sembra che ormai la popolazione mondiale, e in particolare europea, abbia dimenticato la lezione degli antichi, anche per quanto concerne la cura di sé. Stare in salute – fisica e mentale – è importante, anzi fondamentale per potere mantenere i ritmi di vita sempre più sfrenati cui siamo oggigiorno sottoposti. E non mi riferisco soltanto alle persone evidentemente sovrappeso, ma anche a quanti, seppur più o meno mingherlini, hanno uno stile di vita non propriamente salutare. È stato calcolato che in Europa più del 35 % delle persone conduce una vita sedentaria e inattiva, restando seduta per più di 7 ore al giorno – trascorrendo sul divano, cioè, più di un quarto della giornata. Se a questo si aggiungono fumo, alcool, scarsa attività fisica anche nel tempo libero e un’alimentazione non sempre corretta, ecco che il danno è bell’e fatto, e la prospettiva di una vita condotta in salute si abbassa drasticamente, fin quasi a scomparire del tutto, risucchiata dai nostri vizi e dalla nostra inettitudine.

Ma se la stragrande maggioranza del nostro tempo – potreste chiedervi ora – la trascorriamo al lavoro, magari dietro una scrivania e un computer, come possiamo praticare attività fisica? Be’, la risposta è semplice: portando l’esercizio fisico sul luogo di lavoro.

Ecco come e perché nasce, nell’ormai lontano maggio del 2002, il Move for Health Day, un’iniziativa che mira a promuovere la formazione di aziende e luoghi di lavoro che favoriscano l’attività fisica, al fine di ricercare il benessere per tutti. L’idea di combinare lavoro ed esercizio fisico è sicuramente interessante, produttiva ed efficace tanto per i dipendenti quanto per gli stessi datori di lavoro: lo sport – è risaputo – fa bene non solo alla salute ma anche all’umore, producendo miglioramenti sensibili nel rendimento e nella produttività e creando un clima lavorativo meno soffocante e più accogliente, che può, oltre che fungere da incentivo per i lavoratori, anche migliorare l’immagine pubblica di un’azienda. Tutto ciò comporta naturalmente degli “sforzi” congiunti da una parte e dall’altra. La direzione, ad esempio, potrebbe creare spazi nuovi per incentivare le attività (come parcheggi per biciclette) o rendersi organizzatrice di gruppi di ginnastica durante o dopo il lavoro; i dipendenti invece dovrebbero impegnarsi a coprire il tragitto casa-lavoro-casa, o parte di esso, a piedi o in bici, oppure a usare le scale (soprattutto in salita) piuttosto che l’ascensore.

Ma, in fondo, basterebbero 30-40 minuti al giorno, trascorsi a camminare o in bicicletta, oppure impiegati in qualsiasi altro modo che comporti dispendio di energia. E forse non siamo ancora pronti neanche a questo, forse le nuove generazioni sono veramente, come si suole dire, nate stanche; forse si è perso il senso del sacrificio, del sudore speso per ottenere qualcosa di prezioso come la salute. Perché, come ebbe a dire Schopenhauer, ‹‹la salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente››.

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