Un bilancio demografico non rassicurante quello pubblicato dall’Istituto nazionale di Statistica il 13 luglio, con una popolazione residente diminuita di 189mila unità nell’arco del 2019 – 60.244.639 –. L’Istituto parla di “persistente declino”: dal 31 dicembre 2014 la popolazione è infatti diminuita di 551mila unità.
Fuga all’estero
Il rapporto specifica come il calo demografico sia prevalentemente determinato dall’emigrazione dei cittadini italiani ed in parte attenuato dagli stranieri: “54 milioni e 938mila unità sono i cittadini italiani – riporta l’Istituto – 236mila in meno dall’inizio dell’anno e circa 844mila in meno in cinque anni”. A tale dato, si somma la popolazione straniera residente, iscritta in anagrafe: “5.306.548 (…), l’8,8 percento del totale della popolazione residente, con un aumento, rispetto all’inizio dell’anno, di sole 47mila unità” pari, in termini percentuali, al più 0,9 percento.
Il record negativo delle nascite
-4,5 percento è il valore del decremento percentuale dei nuovi nati rispetto al 2018: in termini numerici meno 18mila, con 420.170 nuove iscrizioni all’anagrafe.
Al problema di spopolamento, con il decremento delle nascite si aggiunge inoltre l’aumento di cittadini che, successivamente alla cancellazione dalle anagrafi, scelgono di trasferirsi all’estero – +16,1 percento -. In totale, il numero di cittadini italiani trasferitisi all’estero soltanto con riferimento al 2019 ammonta a 182.154 individui.
Movimento migratorio interno: da sud verso nord
È la costatazione sul fenomeno migratorio interno che ha coinvolto 1 milione e 468mila persone in direzione univoca verso le regioni del centro e del nord. È comunque un dato negativo rispetto al 2018, con una flessione stimata tra il meno 5,8 permille della Calabria ed il meno 4,1 permille dell’Emilia Romagna. A pesare sulle statistiche per il 18,8 percento gli stranieri che “presentano una maggiore propensione alla mobilità”.
Foto Bastien Jaillot; fonte foto unsplsh.com
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