Un giovane artista palestinese porta i grandi quadri dentro i luoghi del conflitto arabo-israeliano.

Io sto con l’Arte. Perché stare con l’Arte significa essere contro la guerra. E perché forse l’Arte non è inutile.
La maiuscola non è buttata lì per caso o per errore, ma serve (a me e a voi) a ricordare il valore precipuo di questo inconfondibile segno dell’espressione umana. Arte è innanzitutto e innegabilmente Bellezza: principio, questo, che forse si è perso – o deteriorato – nella civiltà contemporanea. Tanto più encomiabile e degna di nota appare allora la geniale idea di Basel al-Maqosui, talentuoso fotografo e videomaker palestinese. Sovrapponendo stralci di quadri di alcuni dei più grandi artisti di sempre (Picasso, Cézanne, Monet per citarne qualcuno) alle foto della rovina di Gaza e del territorio palestinese da lui stesso scattate, Basel al-Maqosui è riuscito a creare dei collages perfetti, istantanee suggestive della sofferenza delle vittime dell’ennesima inutile strage.
Ed ecco che i Poveri in riva al mare divengono simbolo per eccellenza dello strazio di una donna, volta con sguardo attonito alle macerie di un edificio crollato sotto i bombardamenti israeliani. I tre personaggi del cosiddetto “Periodo Blu” di Picasso sembrano fatti apposta per questo scenario: a piedi nudi, camminano insieme alla donna tra i residui della guerra, come in bilico tra la morte e la vita. Come la celebre ginestra nata sulla pietra lavica, come l’anguilla montaliana che ‹‹cerca/vita là dove solo/morde l’arsura e la desolazione››, è questo forse il significato più proprio dell’operazione di al-Maqosui: la ricerca costante e instancabile della Bellezza, del Valore, della Vita – e del Valore della Vita – nei luoghi della guerra arabo-israeliana, e cioè là dove sembra impossibile che resistano, nella certezza che solo questa riscoperta possa realmente offrire all’umanità una nuova possibilità di salvezza.

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