La cyber security è l’insieme dei mezzi tecnologici e delle strategie atte alla protezione dei sistemi informatici, a livello di funzionamento, riservatezza e integrità dei dati.
Ormai i “dati informatici” sono parte delle nostre vite, così come i “mezzi” digitali. Ogni volta che accade che ci sia un vuoto di campo laddove ci troviamo, e piattaforme come whatsapp o Facebook diventano inutilizzabili, ci succede di provare, al di là di ogni discorso su presunte “dipendenze” dai social, un “disagio” che ormai fa parte della gamma di reazioni “fisiologiche” nei confronti di qualsiasi carenza tecnologica. Questo vuol dire che non ci succede niente di essenzialmente diverso rispetto a quando nel nostro condominio manca la luce elettrica, e non solo ci troviamo impreparati ad usare candele e cerini, ma cominciamo a temere che qualche alimento conservato in frigo si perda (se il guasto si protende per ore), e magari ci innervosiamo perché il programma televisivo che stavamo seguendo “scorre” in avanti senza poterlo vedere. Tutto questo per dire che sempre, nella storia della tecnologia, le nuove “creazioni” sono diventate dei prolungamenti del nostro corpo, quasi del nostro respiro. È naturale. È umano.
Cyber security: l’etica dei dati informatici
A questo punto del discorso, chiaramente, è ovvio che la realtà informatica che ci riguarda, cioè quella parte di noi che è contenuta nelle piattaforme social, nei nostri “profili”, nelle nostre conversazioni, quel corpo informatico che è ormai come un pezzo del nostro corpo reale, ha pieno “diritto” di essere intoccabile come la nostra pelle, e allo stesso modo delle nostre braccia e dei nostri organi. Può sembrare un eccesso, ma secondo noi – e secondo il pensiero contemporaneo più avveduto – non lo è: la profonda intimità anche di un solo scambio di battute o di immagini fotografiche tra due o più iscritti ad una piattaforma non può avere meno “tutele” di quante ne ha un oggetto di proprietà o una parte del corpo stesso. Ed ecco che si apre, alla riflessione dell’oggi, tutto un campo sterminato, immenso, che va ad arricchire l’etica stessa.
Dai singoli alle “comunità”
Ci resta da dire che, ovviamente, abbiamo fatto degli esempi molto legati al quotidiano, e alle “singole vite” solitarie, ancora non integrate in ingranaggi importanti della società e della vita politica ed economica di una comunità ampia, di una nazione, di un ente internazionale, addirittura mondiale, come l’ONU, la Banca Mondiale, ecc. Ma è chiaro che l’hackeraggio delle dimensioni informatiche e digitali di queste più vaste realtà rappresenta una violazione etica allo stesso modo dell’infiltrazione nell’intimità di un essere umano, in quella parte di intimità detenuta dal mondo digital. Insomma, ciò che ci preme sottolineare è che siamo sempre di più di fronte ad una continua “moltiplicazione” dello spazio etico umano, nella sua prospettiva individuale e collettiva. La filosofia, l’antropologia, la sociologia, la psicologia, devono necessariamente incamerare tutto ciò e portarlo alla luce.