A subire le conseguenze della pandemia sull’economia mondiale è la volta di Hertz, colosso mondiale dell’autonoleggio, che ha presentato istanza di fallimento per Stati Uniti e Canada.

Si legge in una nota diramata dalla società, che rimanda alla decisione formale di “presentare petizioni volontarie per la riorganizzazione ai sensi del capitolo 11 presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il distretto del Delaware”: “L’impatto del Covid-19 sulla domanda nei viaggi è stato improvviso ed enorme, causando un brusco calo delle entrate dell’azienda e delle prenotazioni future. Dobbiamo compiere ulteriori passi per superare una ripresa potenzialmente prolungata”.

I piani dell’azienda

Con un declino del noleggio auto e delle prenotazioni, i piani dell’azienda al momento sono impegnati su tre direttrici principali: “riduzione dei livelli di flotta con la vendita e l’annullamento per i nuovi veicoli; consolidamento dell’autonoleggio al di fuori delle strutture aeroportuali; differimento delle spese in conto capitale, taglio sulla strategia di marketing e 20mila licenziamenti, pari al 50 percento della forza lavoro a livello globale”.

Il futuro di Hertz nel resto del mondo

La società ha rassicurato che le istanze di fallimento sono circoscritte all’area nordamericana. Pertanto Europa, Australia e Nuova Zelanda non sono incluse nei procedimenti che si appellano al “U.S. Chapter 11 ”.

Un comparto in ginocchio

Ad essere nell’occhio del ciclone sono l’intera filiera legata all’autonoleggio ed i settori affini. In America hanno già dichiarato fallimento rivenditori nazionali d’auto come J.Crew, Neiman Marcus e JCPenney e le compagnie impegnate nel campo energetico come Diamond Offshore Drilling e Whiting Petroleum.

©[Jonathan Weiss]/123RF.COM

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