In foto, il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni durante la conferenza stampa sulle Previsioni economiche Autunno 2020 – 5 novembre 2020, Berlaymont Building-Bruxelles

Di contro c’erano state le previsioni di luglio, per le quali secondo i calcoli nel 2021 il Prodotto interno lordo sarebbe cresciuto del più 6,1 percento, a fronte di una contrazione economica che nel 2020 si sarebbe attestata al meno 11,2 percento. Secondo le stime infatti della Direzione generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione Europea la contrattura  sarebbe limitata per l’anno in corso al 9,9 percento.

Nel commento della Commissione anche la descrizione di uno scenario economico in fase di evoluzione sconquassato da una prima ondata pandemica, il quale adesso nuovamente viene influenzato dalle decisioni del governo per fare fronte ad una seconda ondata autunnale.

“L’Italia – è il testo del documento –  si sta riprendendo da un profondo calo della produzione, ma la pandemia e le sue ripercussioni negative persistono e pesano sull’attività economica, in particolare sui servizi, nel periodo di previsione”.

Perché i dati della ripresa economica aderiscano ai livelli pre-pandemici occorrerà attendere sino al 2022: anche debito pubblico e disavanzo dopo i forti aumenti nel 2020, è previsto diminuiscano tendenzialmente già nel 2021 e successivamente nel 2022.

Attesa diminuzione del deficit

Per il 2021 il disavanzo pubblico – government deficit – dopo il tonfo del 2020 al meno 10,8 percento dovrebbe attestarsi al meno 7,8 percento, ed al meno 6 percento nel 2021: “I ricavi dovrebbero beneficiare del rimbalzo dell’attività economica ed allo stesso tempo la spesa pubblica è destinata a diminuire poiché la maggior parte delle misure di sostegno adottate durante il 2020 era di natura temporanea”.

Con una nota tuttavia specificano come in tali previsioni eventuali misure finanziate dal ‘Recovery and Resilience Facility’ non possano essere ancora conteggiate “dal momento che le stesse non sono state sufficientemente specificate” perché possano presentarsi ad integrazione di qualsiasi prospetto di crescita.

Diminuirà (di poco) il rapporto debito-Pil

Il rapporto dal 134,7 percento del 2019 passa al 159,5 del 2020. Si prevede scenderà al 159 percento nel 2022. “Il saldo del governo – si legge – resterà negativo nel periodo 2020-2022 mentre la spesa per gli interessi dovrebbe diminuire costantemente alla luce di condizioni di finanziamento favorevoli. Misure liquide di supporto alle imprese, incluse le garanzie del governo, implicano alcuni rischi per le proiezioni del debito”.

Foto di Aurore Martignoni, fonte European Union

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